Medicina psicosomatica: nozioni generali

   
 

La psicosomatica costituisce “un approccio che congloba la totalità dei processi integrati di rapporto tra i sistemi somatico, psichico, sociale e culturale. In effetti la nozione di psicosomatico non si riferisce né alla fisiologia o alla fisiopatologia e neppure alla psicologia o alla psicopatologia, bensì a un concetto di processo tra i sistemi viventi e la loro elaborazione sociale e culturale”. [Grinker]

Il concetto in questione risale agli albori della storia della medicina. L’ipotesi dell’esistenza di un legame tra stati d’animo e malattie si delineò inizialmente quale supposizione intuitiva, quindi come verità speculativa filosofica. La stregoneria e le guarigioni miracolose, proprie di tutte le epoche e le culture, sembrano in effetti rivelare l’influenza della sfera psicologica sulla malattia, senza tuttavia che si possa scientificamente provarla. Si pensi al decesso voodoo di individui condannati mediante mezzi magici, studiato dal fisiologo Walter B. Cannon o alle osservazioni sullo stress di Wolf e Goodell, o ancora alla dimostrazione di Hermann della precoce mortalità dei pazienti affetti da nevrosi.

E’ stato l’internista e psichiatra Heinroth a introdurre i termini di “psicosomatico” nel 1818 e di “somato-psichico” nel 1828. Il primo esprimeva la sua convinzione che le passioni sessuali esercitassero un influsso sulla TBC, l’epilessia e il cancro, mentre il secondo riguardava le malattie in cui lo stato psichico è modificato dal fattore somatico.

In tal modo, venivano ad essere gettate le fondamenta di una modalità di interpretare le malattie secondo una visione più completa e più moderna.

Sebbene l’espressione “psicosomatico” non fosse direttamente reperibile nelle opere dei grandi medici del XIX secolo, in molti di loro il concetto era già presente. Anche il poeta tedesco Novalis si spingeva oltre affermando che “ogni malattia può essere considerata una malattia psichica”, e siamo nel 1898.

Venne poi l’epoca in cui si impose il fascino delle grandi scoperte fisico-chimiche e batteriologiche: trionfarono quindi l’anatomia patologica e la microbiologia che pervasero gli animi e gli studi dei medici sino al XX secolo, estromettendo i fattori emozionali e le condizioni di vita del paziente dalla sfera scientifica, poiché si riteneva che tali fattori fossero difficilmente misurabili in mancanza di una metodologia scientifica atta alla loro rilevazione. Se nella prassi clinica si imponeva la necessità di tenere in considerazione in misura più o meno ampia (secondo il giudizio personale dei medici) queste variabili, si trattava però di una esigenza che nulla aveva a che fare con la scienza.

Ne consegue che durante i primi decenni del secolo scorso tali problematiche furono necessariamente oggetto dell’attenzione di gruppi scientifici marginali, quali la schiera iniziale degli psicoanalisti ( nel 1913 Federn presentò alla Società psicoanalitica di Vienna un caso di asma); dal canto loro gli psichiatri si interessarono però solo ai casi pertinenti la loro sfera di studio, quindi le complicazioni somatiche dell’isteria. Nel 1923 Freud stesso si disse convinto e consapevole dell’esistenza nelle malattie di fattori psicogeni, ma invitava i colleghi  a concentrarsi e a limitarsi allo studio di questi solo relativamente alle nevrosi.

Fu Groddeck, un medico esercitante in una stazione di cura della Germania meridionale, che essendo in contatto con psicoanalisti e grande ammiratore di Freud, si sforzò di andare oltre e individuare il fondamento dei diversi stati patologici di complessi psichici inconsci; a suo giudizio la psicoanalisi non doveva allontanarsi dal capezzale del malato organico.

E così nel 1927 lo psicoanalista viennese Félix Deutsch, emigrato negli Stati Uniti d’America, reintrodusse, forte degli studi effettuati in patria, la nozione di psicosomatica creando un gruppo di studio di psicoanalisti che tentarono per primi di comprendere, con il ricorso ai metodi scientifici, fenomeni per l’epoca ritenuti di eziologia psicosomatica: un movimento che in Europa conobbe una ripresa solo dopo il 1950 insieme a una rinascita del pensiero analitico più empirico soprattutto in Germania, Francia, Inghilterra e Svizzera.

Dr. Angelo Carli

 
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Rosolia

Il contagio si propaga con il contatto diretto tra individui, anche se per brevi periodi (soprattutto attraverso la saliva e il respiro). Colpisce solitamente bambini tra i 3 e i 14 anni di età.
Dopo un periodo di incubazione  che si  aggira solitamente sui 16-18 giorni, compaiono di solito i sintomi iniziali che possono essere rappresentati da febbre, spesso non particolarmente alta, mal di gola, raffreddore, occhi che lacrimano, dolori alla testa. 
A tali sintomi si accompagna, in modo più o meno evidente a seconda dei soggetti, l'eruzione cutanea improvvisa. Le macchie sono rosa, più chiare di quelle del morbillo, ed iniziano dalla testa, orecchie, guance, fronte, nuca e collo, per estendersi  poi al torace nel giro di 24 ore. 
Dopo un paio di giorni  si manifesta un gonfiore alle ghiandole linfatiche della nuca e del collo, che diventano dolenti al tatto.
Spesso i sintomi possono passare inosservati.
Il periodo di contagiosità della malattia si estende da due giorni prima della comparsa dell'eruzione fino a una settimana dopo.
Per evitare di contrarre tale malattia (particolarmente rischiosa per le donne in gravidanza per i possibili gravi danni al feto) si potrà ricorrere alla vaccinazione, oltre a  cercare ovviamente di evitare il contatto con soggetti contagiosi.

Le eventuali terapie, strettamente di competenza del medico curante, potranno essere integrate con l'assunzione di vitamine e l'uso di talco mentolato, quest'ultimo per alleviare l'eventuale irritazione cutanea.

ATTENZIONE:  Prima di intraprendere qualsiasi terapia rivolgersi sempre al medico.

 

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Morbillo

Il periodo di incubazione è solitamente di 10-12 giorni. Il contagio avviene per contatto diretto con l'ammalato, solitamente attraverso le goccioline di saliva  veicolate con il respiro e diffuse con starnuti e colpi di tosse.


I sintomi iniziali sono  febbre, spesso anche alta, tosse stizzosa, raffreddore e occhi arrossati ed irritati (fotofobia); dopo un paio di giorni dalla comparsa dei primi sintomi compare l'esantema, costituito da macchie rosate irregolari spesso unite tra loro, che interessa prima il viso, vicino all'attaccatura dei capelli dietro alle orecchie, e poi, nell'arco di 2-3 giorni, si estende alle braccia, al tronco e alle gambe. Il colore diventa rosso più scuro.

La comparsa dell'esantema è accompagnata da gonfiore e tumefazione generalizzati e spesso da occhi intensamente arrossati. E' in questo periodo che la febbre raggiunge i suoi massimi valori (anche 39-40°), per poi ridiscendere gradualmente ai valori normali nei giorni successivi.

L'esantema comincia a scomparire  dopo 5-6 giorni e lascia una fine desquamazione cutanea.


Il morbillo è una malattia molto contagiosa a partire da 2-3 giorni prima della fase catarrale fino a 2-5 giorni dopo la comparsa dell'esantema.

Principali complicanze del morbillo possono essere bronchite, broncopolmonite, otite e, anche se per fortuna molto raramente, encefalite.

La principale forma di prevenzione è rappresentata dal vaccino che viene solitamente somministrato ai bambini (associato a quelli per rosolia e parotite) di età compresa tra i 12 ed i 15 mesi con un richiamo a 6 anni.


La cura consisterà, oltre naturalmente alle indicazioni terapeutiche fornite dal medico, nel tenere il soggetto a letto, possibilmente in penombra (a causa della fotofobia), nel seguire una dieta leggera, reidratazione abbondante con bevande adatte e integrazione con vitamine, soprattutto B e C. Per alleviare il prurito è possibile utilizzare il talco mentolato.

ATTENZIONE:  Prima di intraprendere qualsiasi terapia rivolgersi sempre al medico.

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L'unità corpo-mente e il problema del metodo

L’ipotesi che sta alla base della medicina psicosomatica è quella dell’unità funzionale di soma e psiche.  Lo studio della storia della filosofia rivela che l’interazione di codesti due principi, corpo e anima, soma e psiche, è stata oggetto di riflessione ininterrotta da quando Anassagora, tra il 500 e il 428 a.C., introdusse la distinzione tra i due elementi: dualismo mantenuto da Platone, ripreso e rielaborato da Aristotele e via via elaborato nella storia con San Tommaso d’Aquino, Descartes e molti altri filosofi. Per quanto concerne la nostra situazione culturale, va sottolineato che nella tradizione cristiana, che si rifà alla filosofia di Aristotele, l’anima e il corpo sono intesi quali componenti di un’unità sostanziale. Secondo altre teorie che hanno ugualmente contrassegnato la mentalità della nostra epoca, fenomeni somatici e fenomeni psicologici sono due aspetti del manifestarsi della stessa sostanza (teoria interazionista o dei due aspetti); all’estremo opposto si collocano la teoria di Leibniz (1646-1716), il quale riteneva che l’anima e il corpo fossero concepibili come due orologi funzionanti indipendentemente l’uno dall’altro, secondo un’armonia prestabilita, l’idea platonica e neoplatonica di un netto dualismo, e ancora il materialismo volgare tipico dell’URSS dell’era staliniana, che negava risolutamente l’esistenza di fenomeni psicologici (e di conseguenza ogni scienza psicologica); ai giorni nostri, tali dottrine contano ormai solo pochissimi adepti, mentre, al contrario, più o meno generalmente si ammette l’unità dell’uomo concepita sotto diverse angolazioni filosofiche.

Questo riconoscimento, a livello filosofico e scientifico, dell’unità funzionale di psiche e soma, indubbiamente ha costituito una delle precondizioni dell’accoglimento in ambito scientifico delle problematiche destinate a dar vita alla medicina psicosomatica. [Haynal – Pasini 1979]

D’altro canto, il consenso in questione non ha determinato il sorgere di una metodologia adeguata all’apprendimento e alla spiegazione dei fatti. Al contrario, si è costituito un ambito in cui un certo numero di metodi provenivano dalla psicologia sperimentale e psicoanalitica, altri dalla medicina somatica (osservazione clinica, fisiopatologia), e neppure l’ipotesi di fondo di una unità funzionale vale a superare le difficoltà che discendono dalla pluralità dei metodi impiegati per la rilevazione dei fatti e la costruzione di teorie esplicative. La molteplicità dei metodi ha dunque comportato una molteplicità di ipotesi.

Si spiega così come le ricerche psicosomatiche, volte a spiegare fatti clinici, abbiano promosso il sorgere di un certo numero di ipotesi senza riuscire a tutt’oggi a fornire una immagine dei processi patologici tali da integrare tutti i dati somatici e psichici.

Dr. Angelo Carli

 
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Varicella

Si tratta di una malattia molto contagiosa; si propaga in ambiente chiuso attraverso l'aria anche a notevole distanza.
Dopo un'incubazione di 2-3 settimane la malattia inizia senza sintomi particolarmente eclatanti; un lieve innalzamento febbrile (38°)  viene seguito dalle prime eruzioni cutanee, all'inizio sul viso, tra i capelli, e poi via via  sul resto del corpo (busto, genitali e in misura minore su braccia e gambe).


Tali eruzioni si presentano inizialmente in forma di macchioline pustolose di colore rosso, leggermente rilevate al tatto, di misura variabile attorno ai 2-3 millimetri e di forma irregolare.
Queste "papule" nel giro di poche ore assumono l'aspetto di vescicole trasparenti che col passare del tempo tendono poi a seccare lasciando sulla pelle delle crosticine che, se non toccate, si staccheranno poi spontaneamente senza lasciare cicatrici.


Solitamente l'insieme delle lesioni cutanee si risolve nell'arco di 2 settimane.
Queste eruzioni, che in alcuni casi arrivano ad interessare anche la mucosa della bocca, risultano particolarmente fastidiose per l'intensa sensazione di prurito che insorge, soprattutto durante la loro fase risolutiva.


La contagiosità, che come già detto è molto elevata, perdura da 1-2 giorni prima della comparsa delle prime pustole fino alla risoluzione completa delle lesioni (secondo alcune fonti anche per 2-3 settimane).

Le complicazioni interessano solo i neonati in cui può subentrare una polmonite o un'infezione batterica della pelle causata dal grattamento.

Il virus responsabile della Varicella resta latente nell'individuo che ha superato la malattia e, in caso di abbassamento delle difese immunitarie, puo riattivarsi causando l'Herpes Zoster.

Pur rimanendo sempre la terapia di competenza del medico curante, si potranno attuare comportamenti complementari quali il mantenimento di una dieta leggera, una buona integrazione polivitaminica (soprattutto nelle fasi risolutive della malattia) e l'uso di talco mentolato per alleviare il prurito.

La principale forma di prevenzione è rappresentata dal vaccino che viene solitamente somministrato ai bambini di età compresa tra i 12 ed i 15 mesi con un richiamo a 6 anni.

ATTENZIONE:  Prima di intraprendere qualsiasi terapia rivolgersi sempre al medico.

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