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La tiamina, o vitamina B1, o antiberiberica , è presente nei vegetali, in particolare nei cereali integrali, nel germe di grano, nei legumi, nel lievito di birra e anche in alimenti di origine animale, quali il pesce , il fegato, il tuorlo d"uovo e la carne di maiale. In piccole quantità viene prodotta anche dalla flora batterica intestinale.
La carenza di tiamina provoca il beri-beri, malattia ancor oggi diffusa in Estremo Oriente a causa dell"utilizzo di riso brillato (privato della cuticola esterna) come elemento essenziale dell"alimentazione, e caratterizzata da gravi disturbi del sistema nervoso centrale e periferico e dell"apparato cardiovascolare .
Il fabbisogno è di 1,5 mg al giorno per l"uomo e di 1,3 mg per la donna.
Leggi anche: Vitamina B1 e diabete
E" detta anche vitamina B2 ed è presente nelle carni, nel latte, nelle uova, nel fegato, nel pesce, nei latticini, nello yogurt e nei formaggi ed in alcuni vegetali verdi. Viene prodotta anche dal metabolismo della flora intestinale.
Partecipa al mantenimento della mucosa gastrica ed intestinale.
Molto importanti sono alcuni suoi derivati che svolgono un importante ruolo a livello del catabolismo degli acidi grassi e di alcuni aminoacidi e di altri processi metabolici essenziali.
La carenza provoca dermatite seborroica del viso, ipervascolarizzazione della cornea, ragadi agli angoli delle labbra e glossite (lingua arrossata) e sensibilità degli occhi alla luce.
Le quantità da introdurre giornalmente sono di 1,6 mg al giorno per l"uomo e di 1,4 per la donna.
Active Aging – letteralmente invecchiamento attivo - significa vivere al meglio delle proprie capacità fisiche, mentali e sociali sempre, a qualunque età.
Essere attivi – sottolinea l’OMS – 'si riferisce alla partecipazione sociale, economica, culturale, spirituale e civile, non solo l’abilità di essere fisicamente attivi o di partecipare alla forza lavoro'
L'accostamento tra attività e invecchiamento è un concetto molto recente. Chi di noi non ricorda la propria nonna o bisnonna seduta sulla poltrona, a rammendare calzini o sonnecchiare, ne avesse avuto voglia o meno. Erano solitamente i figli, non le nonne, a decidere che, dopo una vita di tanto lavoro e fatica, fosse arrivato il tempo di godersi il meritato riposo: 'stai seduta e non stancarti, ci penso io'.
Ma essere passivi e riposarsi non è la stessa cosa, lo abbiamo sperimentato tutti. Sentirsi bene, essere 'in forma', dipende solo in parte dal riposo, ovviamente essenziale, ma è il senso di appagamento a dare i migliori risultati, questo vale per tutte le età.
La gratificazione è un meccanismo complesso che dipende dalla combinazione di più fattori ed è tanto più profonda ed efficace quanto più la dimensione mentale, fisica, emotiva e sociale si incontrano.
Perché si crei questa benefica alchimia è necessario conoscere e rispettare i propri gusti e i propri limiti ma altrettanto fondamentale è non smettere di sperimentare, curiosare, conoscere nuove cose. Non bisogna mettersi in panchina ancora prima che siano gli altri ad escluderci dal gioco.
La vitalità non è proporzionale agli anni, così come l’amore per l'avventura e la novità non si misurano nelle grandi imprese: andare ad esplorare un nuovo quartiere, iniziare quel corso di pittura, di ballo o di computer procrastinato per una vita (prima i figli e adesso i nipoti!!), ha l’impatto benefico di rivitalizzarci e quindi di rallentare un processo di chiusura in noi stessi che giustifichiamo con l’invecchiamento ma che sempre più anziani attivi e vitali ci dimostrano che non è affatto la regola.
Sapere che regalarsi un ciclo di incontri nei musei, un pomeriggio a teatro o una camminata nel parco - meglio ancora se in compagnia - ha un effettivo impatto sulla nostra salute e benessere, è una ragione più che sufficiente per provare a spezzare quel circolo vizioso che si innesta su stanchezza, disagio e malessere che ci allontanano inesorabilmente da esperienze gratificanti .
Essere impegnati 'da' qualcosa deciso dagli altri (diventare i factotum della famiglia per intenderci, al servizio di figli,nipoti e coniugi) è utilissimo a rimanere attivi ma non è lo stesso che essere impegnati 'in' qualcosa che si è scelto e che, oltre che attivi, ci fa sentire anche vitali.
Ma chi ci dice che sia così importante fare una vita attiva e gratificante? Sono in molti a dirlo e i pareri sono tutti autorevoli:
In relazione alla propria età, è spesso il pregiudizio - legato a come ci si debba comportare, vestire e relazionarsi - a definire le regole del gioco, rinforzato da periodi di stanchezza in cui ci sembra di toccare con mano il proprio declino.
Basta guardare le foto in bianco e nero di quando i nostri nonni non avevano ancora sfiorato i 50 anni per rendersi conto che l’età cronologica e quella fisiologica non coincidono e che la qualità e lo stile di vita hanno un effetto concreto e visibile sulla persona.
Essere attivi non può esserci imposto dagli altri, esattamente come non può essere imposto l'invito a rilassarsi o ad addormentarsi, ma liberarsi dai pregiudizi e vivere pienamente aiuta ad affrontare meglio anche i periodi più faticosi e a non farli diventare la norma.
Rispettare i propri limiti ma sfidarli un poco ogni giorno è una ricetta semplice che può dare risultati sorprendenti.
Non esiste un’età in cui si perde la capacità di sognare, divertirsi, creare, provare piacere, non c’è quindi nessuna ragione per rinunciarvi, al contrario, continuare a coltivarli è un diritto di tutti.
Dott.ssa Giorgia Micene, Psicologa e Psicoterapeuta
*Se hai più di 60 anni a vuoi aderire alle attività: www.argentoattivo.it
Il progetto 'Argento Attivo: vivere bene oltre i Sessanta' è attivo in Piemonte (Torino, Alba, Bra, Alessandria), Veneto (Rovigo), Marche (Ancona), Sicilia (Palermo).
Sitografia:
http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/67215/1/WHO_NMH_NPH_02.8.pdf
https://www.hsph.harvard.edu/news/magazine/centennial-years-to-life/
La Leishmaniosi è una malattia parassitaria sostenuta da un protozoo che necessita di due ospiti per il suo ciclo vitale: un invertebrato ed un vertebrato.
In Europa è presente la Leishmania infantum agente eziologico della Leishmaniosi canina, che può essere trasmessa anche all'uomo (zoonosi).
I canidi in genere rappresentano anche il serbatoio dell'infezione e per questo motivo in Italia si segnalano circa 200 casi all'anno di infezione umana trasmessa non direttamente dal cane bensì dal vettore che è un insetto ematofago chiamato flebotomo o pappatacio.
La diffusione della malattia è quindi direttamente proporzionale ed è strettamente legata alla presenza di flebotomi sul territorio.
In Italia la malattia è endemica dal litorale ai 600 metri di altitudine, sebbene negli ultimi dieci anni ormai i flebotomi siano arrivati anche nelle zone prealpine ed alpine.
Il ciclo inizia con l'infezione di un ospite (cane) attraverso la penetrazione dei promastigoti infettanti della leishmania tramite la saliva del flebotomo al momento della puntura.
I promastigoti, parassitando i macrofagi, si trasformano in amastigoti entro 24 ore ed iniziano a diffondersi in tutto l'organismo in varie fasi di moltiplicazione e replicazione.
Gli amastigoti si concentrano poi nella cute o nel sangue periferico del soggetto infetto e possono essere assunti da un nuovo flebotomo nel momento in cui questo si nutre.
All'interno del flebotomo gli amastigoti iniziano a produrre promastigoti che, liberi, iniziano a colonizzare l'intestino medio dell'insetto per poi risalire verso la proboscide ed essere pronti per essere nuovamente iniettati in un nuovo ospite.
In Italia sono state segnalate 7 specie del genere Phlebotomus attive indicativamente da maggio a novembre nelle zone meridionali e da maggio a ottobre nelle aree settentrionali, ovviamente le variazioni di clima influenzano la durata più o meno lunga del periodo.
Il Phlebotomus perniciosum è la specie di pappatacio maggiormente diffusa sul territorio nazionale e si può incontrare in tutti gli ambienti anche domestici.
Al momento attuale la prevenzione della Leishmaniosi si basa essenzialmente sull'impiego di presidi ad azione repellente o insetticida.
In passato la profilassi consisteva nell'uso di repellenti chimici, l'utilizzo di zanzariere molto fitte e nell'evitare di soggiornare all'aperto nelle ore notturne.
Diversi studi hanno dimostrato come l'impiego di insetticidi a base di permetrina e deltametrina siano in grado di ridurre il rischio di infezione nei cani esposti ed anche del rischio di infezione all'uomo. L'efficacia di questi principi è dovuta al loro effetto repellente a cui si associa l'effetto insetticida dei flebotomi che hanno assunto già il pasto di sangue.
Una diagnosi precisa è fondamentale sia per quanto riguarda la gestione dei casi clinici canini sia per controllare l'eventuale malattia a livello umano.
La sintomatologia è piuttosto varia: sono state descritte forme asintomatiche oltre alle forme classiche con sintomatologia molto evidente.
La malattia è una reticolo endotelite sistemica in cui il sistema immunitario del soggetto colpito ha un ruolo fondamentale nella comparsa dei vari quadri clinici.
Il periodo di incubazione varia da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 7 anni con un quadro clinico vario: febbre intermittente o remittente, dermatopatie, dimagrimento, diminuzione dell'appetito, stanchezza, astenia, atrofia muscolare, onicogrifosi, epistassi unilaterale e intermittente per lesioni ulcerative della mucosa nasale, piastrinopenia, lesioni oculari, lesioni renali, poliartrite, iperplasia linfonodale con coinvolgimento di milza, midollo osseo e fegato.
La terapia della Leishmaniosi determina frequentemente miglioramenti che portano alla guarigione clinica ma non sempre questa è associata all'eliminazione completa del parassita e quindi la possibilità di recidive è frequente anche se ridotta dalla diagnosi precoce e dal potenziamento della risposta immunitaria cellulo mediata.
Il medico veterinario imposterà la prevenzione adatta per evitare il contagio e, nel caso di malattia diagnosticata, la terapia migliore per curare il soggetto malato.
Dott. Carlo Giulianelli
Medico Veterinario
Torino