Appetito, alimentazione e omeopatia

In tutte le visioni terapeutiche l'aspetto alimentare è sempre stato più o meno approfondito sia per quanto riguarda la prevenzione sia per la cura delle varie patologie; esempi classici sono l'importanza della dieta nella medicina tradizionale cinese, nella medicina ayurvedica e in quella ippocratica.

Hahnemann, fondatore dell'omeopatia, ha, in molti suoi studi, affrontato l'importanza della nutrizione sotto diverse prospettive. Come medico evidenziò l'importanza di una corretta alimentazione sottolineando come il cibo non debba diventare ostacolo per la terapia. [Paragrafo 4 dell'Organon dell'arte del guarire, ed. Red, ISBN 9788874473656]. Esiste pertanto un primo livello di educazione alimentare che ogni operatore della salute dovrebbe imprimere a tutti e che può essere riassunto con le linee guida condivise dalle più importanti società di scienza dell'alimentazione: riduzione delle proteine animali, dei grassi, degli zuccheri, privilegiando cereali, verdure e legumi.

L'essere umano ha bisogno di un buon nutrimento per costruire le basi e la struttura del proprio organismo, motivo per il quale è fondamentale assumere la giusta quantità di proteine, carboidrati,grassi,vitamine ed oligoelementi. Questa quantità è in rapporto alla costituzione, allo stile di vita, al dispendio energetico, al sesso, all'età ed anche al potenzialmente particolare periodo di vita di una persona (pubertà, gravidanza, menopausa, quarta età, stress lavorativo).

Per quanto riguarda la qualità, il discorso può essere allargato a tutti gli esseri umani poiché il cibo industriale, trattato con sostanze chimiche e coltivato fuori dalla stagione di crescita, tende ad indebolire l'individuo sottoponendo gli organi interni ad un lavoro maggiore oltre ad essere, assai spesso, un alimento vuoto di contenuto per quanto concerne le sostanze nutritive. Non è difficile immaginare quanto possa alterarsi l'equilibrio chimico-fisico di alimenti cresciuti forzatamente. Ortaggi e cereali coltivati intensamente in terreni monocultura non avranno più determinati oligoelementi in quanto la terra ne è stata impoverita. L'uso, poi, di diserbanti, insetticidi, conservanti ed addittivi impoveriranno nutrizionalmente ancor di più l'alimento. Non è un caso se gli ultimi anni hanno visto un aumento progressivo di sindromi da carenza di magnesio, calcio, potassio, con tutte le patologie correlate e derivanti. E' pertanto raccomandabile, ove possibile, un cibo biologico, a filiera corta, di stagione e consumato fresco, sia cotto o crudo e l'assunzione di prodotti integrali per aiutare un maggior assorbimento di oligoelementi e per non incrementare il tasso glicemico con ulteriore dispendio di insulina e quindi sovraccarico pancreatico.

Di cibo ci si può ammalare, sia per eccesso che per difetto, ma ci si può anche intossicare senza averne coscienza utilizzando costantemente cibo industriale o avendo un regime alimentare monocorde, poco vario. Il primo step consiste pertanto nel disintossicare l'organismo e nell'educazione alimentare del paziente, sempre più spesso sottovalutata ma di fondamentale importanza. Un aspetto legato a questa fase è quindi la correzione dell'alimentazione dopo una accurata ed approfondita anamnesi alimentare e tenendo soprattutto conto delle eventuali patologie pregresse e attuali della persona. Hahnemann illustra numerosi esempi in tal senso, ed è emblematico un caso del 1797 di un paziente alcolista. Quale medico inizierebbe una cura senza aver cercato di illustrare compiutamente gli effetti nocivi di tale dipendenza e l'aver esposto la difficoltà a curarlo senza una sospensione dall'alcol? Vi sono anche casi più semplici in cui il consiglio del medico è correlato a pazienti asmatici e linfatici dove la sospensione dell'assunzione di patate è fondamentale in quanto possono aggravare la sua sintomatologia (osservazione che poi l'allergologia e l'immunologia moderna hanno confermato), così come è noto a tutti che soggetti nervosi devono limitare od eliminare l'assunzione di caffè o di bevande a base di cola.

Questo tipo di ragionamento e di approccio terapeutico è qualcosa di più rispetto alle norme che levano fritti o grassi a chi ha il colesterolo alto o la steatosi epatica. Hahnemann, alla fine del 1700, aveva senza dubbio una conoscenza approfondita degli effetti e delle sinergie tra alimenti e organismo. Inoltre, l'importanza mai troppo ben considerata dell'individualizzazione della terapia e del regime alimentare, parte dalla considerazione, fondamentale in omeopatia, che ogni essere umano è un universo a se stante, con una sua storia, un suo pensiero, una sua struttura psichica e un suo metabolismo, per cui può necessitare o meno di certi cibi o di certi sapori. E' palese che ogni persona sana ha avversioni e propensioni verso alcuni cibi, colori o sapori, e questo dipende dalla sua costituzione, dalla sua educazione alimentare, dalle abitudini, dallo stile di vita, dalla presenza o meno di attività fisica, etc, tutte variabili che non è possibile non valutare in un approccio terapeutico di qualsiasi tipo. E vanno accettate e sostenute le scelte individuali poiché l'istinto del corpo tende sempre a seguire la legge biologica della sopravvivenza e se ascoltato è in grado di fornire fondamentali informazioni su ciò che è necessario all'organismo stesso, sia in uno stato di benessere generale che in uno stato di patologia acuta o cronica. Ognuno di noi quando si ammala sa bene quale posizione allevia il dolore o lo peggiora, sa se i rumori o le luci sono fastidiose, sa che assumendo qualcosa di caldo o di freddo la situazione potrebbe migliorare o peggiorare... il terapeuta deve rispettare questi bisogni/indici e a livello omeopatico tradurre i desideri o le avversioni espresse come un aiuto fondamentale per la comprensione della patologia e la scelta della terapia più adatta.

La patologia cronica (sempre più presente nella nostra civiltà odierna) merita un'attenzione ancor più complessa poiché un deficit di assorbimento di una determinata sostanza potrà all'inizio della patologia richiedere al paziente una assunzione esagerata per compensare la mancanza. In casi come questo sopprimere il desiderio porterà solo all'aggravamento del paziente e alla difficoltà diagnostica della carenza stessa. Il desiderio di un determinato alimento o bevanda, quando marcato, è sempre nelle malattie croniche, spia di difficoltà organica. Un soggetto con forte desiderio di latte e di caffè, che predilige alimenti acidi e ha la tendenza a coricarsi sulla parte malata, presentando bocca secca e bruciante, magro, pallido e freddoloso specialmente di notte, con pelle chiara, secca, che migliora con il caldo ed è il migliore amico del calorifero o beve the bollente anche in agosto, che presenta una tosse secca asmatiforme che si aggrava soprattutto di notte è un soggetto Arsenicum album, e il riuscire a individuarlo vuol dire trovare la soluzione terapeutica alla sua patologia acuta o cronica che sia o al suo malessere. Di contro un soggetto che ha periodi altalenanti di preferenza per la carne e i cibi salati, con una sete costante e una adorazione per le bevande fredde benché sia freddoloso, che mangia spesso ma ha sempre il vuoto allo stomaco ed è longilineo al limite dell'anemia, spesso stanco, che aggrava con il freddo e quando c'è il temporale, che si corica sul fianco sinistro e tende ad andare a dormire tardi, che presenta raucedine serale e gengive sanguinanti, che soffre spesso di cistite e ipotensione sarà un Phosphorus.

I disturbi dell'appetito, inoltre, costituiscono un segno clinico importante. Nei bambini molto piccoli questi disturbi sono espressione molto chiara delle condizioni generali e organiche e, particolarmente, delle condizioni digestive e metaboliche; nei giovani e negli adulti l'appetito viene notevolmente influenzato dai fattori psichici ed anch'essi hanno una grande importanza diagnostica. L'appetito viene regolato: dalla fame vegetativa, cellulare, cioè dalla necessità dell'organismo di elementi necessari al suo sostentamento ed al sul buon equilibrio metabolico, necessità che ha una sua 'coscienza' vegetativa che si manifesta con l'appetito; dalle condizioni delle funzioni digestive, dalle condizioni delle ghiandole endocrine e dal sistema vegetativo, che condizionano l'equilibrio umorale, da cui, a sua volta, dipende direttamente la fame, e , infine, dai fattori psichici anormali e normali. Uno studio dettagliato dell'appetito dei pazienti può guidarci a diagnosticare i disturbi di questi diversi organi e sistemi.

 Dr. Angelo Carli 

 

Babesiosi Canina (Piroplasmosi)

La babesiosi  o piroplasmosi è una malattia trasmessa dalle zecche.

L"agente patogeno è rappresentato da un protozoo (Babesia canis), parassita intracellulare dei globuli rossi degli animali domestici in grado di determinare anemia ed emoglubinuria.

Questo protozoo è diffuso in tutto il mondo con importanza rilevante in Italia, Francia, Germania, Olanda, e Ungheria.

Gli insetti vettori della babesia canis sono le zecche della famiglia Ixodidae: il Rhipicephalus sanguineus nelle zone a clima caldo e Dermatocentor reticulatus nelle zone più fredde.

La zecca si infetta mentre effettua il pasto di sangue su un cane ammalato e trasmette l"agente eziologico della malattia ad altri cani direttamente passando da un ospite all"altro per completare il pasto di sangue oppure il protozoo può passare da una generazione a quella successiva tramite trasmissione transovarica. Da una zecca femmina infetta possono nascere da 2000 a 8000  larve, che diventeranno ninfe e quindi zecche adulte infette e portatrici di piroplasmosi.

Un terreno che ospita zecche portatrici di piroplasmosi può rimanere infetto anche per 9-12 anni, quindi è necessario evitare di portare i propri cani in zone riconosciute a rischio e senza assicurare al proprio animale una valida protezione contro le zecche.

Studi abbastanza recenti hanno dimostrato che l"infezione passa dalla zecca al cane dopo circa 48 ore che questa è continuativamente ancorata con il proprio apparato buccale alla cute del cane per nutrirsi.

Proprio per questo motivo è buona norma controllare il mantello del proprio animale ed eventualmente togliere manualmente o con l"aiuto di un antiparassitario le eventuali zecche "salite" sul cane subito dopo una passeggiata o una battuta di caccia.

Malattia e segni clinici

La babesia canis causa una anemia emolitica con distruzione dei globuli rossi di intensità variabile.

La sintomatologia clinica varia a seconda del grado di infezione, dell"età del cane, dal suo stato immunitario e dalla contemporanea presenza di altri agenti patogeni complicanti.

Una volta entrata nel circolo ematico di un cane la Babesia si insinua in un globulo rosso dove inizia a moltiplicarsi per scissione binaria (da una babesia se ne formano 2, poi 4, poi 8, poi 16....). La membrana del globulo rosso si rompe immettendo in circolo tutte le babesie contenute, ognuna delle quali entra in un altro globulo rosso e così via in maniera esponenziale dando quindi vita ad una malattia a rapida evoluzione.

L"infezione dell"ospite vertebrato (cioè il cane) è seguita da una fase silente di incubazione di 7-14 giorni.

Una volta che i globuli rossi sono stati sequestrati dalla milza, la patologia può evolvere differentemente a seconda che si tratti di soggetti suscettibili o resistenti. In questi ultimi il protozoo viene distrutto o tenuto sotto controllo da una risposta cellulo-mediata mentre nei soggetti suscettibili il microrganismo infetta altri eritrociti dando luogo alla fase sintomatica della patologia caratterizzata dalla formazione di anticorpi contro gli antigeni protozoari fissati sulla superficie dei globuli rossi.

La piroplasmosi dà anemia da lisi eritrocitaria cioè anemia emolitica ed eritrofagocitosi extravascolare ed immunomediata (anche per le emazie non parassitate) perché la rottura delle membrane dei globuli rossi immette nel sangue degli antigeni che si fissano sulla membrana esterna di altri eritrociti che sono poi riconosciuti come non self (non propri) e quindi distrutti.

Forme cliniche

forma iperacuta: anemia emolitica fulminante con morte dell"animale in poche ore per choc ipovolemico.

E" il caso della malattia nelle zone endemiche e nel caso di cani con deboli difese immunitarie

forma acuta: è la forma più frequente.

Si ha febbre, spesso molto alta, anoressia, l"animale sembra triste, può manifestare  vomito e diarrea e soprattutto le urine possono presentarsi in un primo momento  molto cariche, poi arancioni fino a diventare color marsala o coca-cola.

Le mucose delle labbra e degli occhi sono pallide e per tendere poi al giallo (ittero) e la morte sopraggiunge in pochi giorni se non viene fatta una terapia mirata al più presto

forma cronica: il cane ha sintomi sfumati con una strana febbre intermittente, è svogliato, non rende atleticamente, mangia poco.

E" una forma più difficile da diagnosticare.

Terapia:

La terapia d"elezione è costituita dalla somministrazione di un farmaco specifico da utilizzare una volta effettuata la diagnosi. Può essere talvolta necessaria una trasfusione di sangue ed in ogni caso una terapia di supporto per evitare i danni collaterali della malattia agli organi interni.

Prevenzione:

- antiparassitari cutanei (collari, spot on, spray)

- vaccino: è disponibile un vaccino. Questo non impedisce l"infezione, da una copertura di circa il 60% ma può attenuare e limitare la severità dei segni clinici. E" consigliato nelle zone endemiche

- profilassi: uno dei farmaci usati come terapia può essere usato, in dosi differenti, anche come profilassi in caso il cane debba recarsi in zone endemiche di piroplasmosi. La durata della protezione è di circa 4 settimane. 

Dott. Carlo Giulianelli

Medico Veterinario  

Torino

 

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Allattamento

La specie umana è una specie "a contatto continuo", cioè una specie in cui il piccolo dipende completamente dalla mamma per l'alimentazione e la cura.
Nei paesi in via di sviluppo questo contatto è senz'altro più spiccato, mentre nei paesi industriali le mamme devono comunque scendere a compromessi per ovvii motivi di lavoro e impegni.

Il latte materno è l'alimento più adatto per il neonato, è facilmente digeribile  e ne soddisfa le esigenze nutrizionali ed emotive. La sua composizione varia in base a diversi fattori : alla fine della poppata, per esempio, ha una maggior percentuale di grassi e proteine per cui ha anche una maggior densità e potere saziante.

Il latte materno è composto da nutrienti fondamentali e protegge il bambino da malattie quali allergie, malattie infettive, diarree, infezioni respiratorie.
Pare anche che prevenga patologie future quali ipertensione, obesità, aterosclerosi e carie dentaria.

Contiene proteine, zuccheri, grassi, minerali, e vitamine.
Le proteine sono molto digeribili, meno allergizzanti e con maggior potere antinfettivo di quelle contenute nei latti artificiali.
Gli zuccheri sono rappresentati per la maggior parte dal lattosio, ottima fonte di energia, che tra l'altro inibisce molti microrganismi dannosi per l'intestino.
Anche i grassi sono particolarmente digeribili; i minerali invece sono scarsi per cui al sesto mese è bene iniziare lo svezzamento.

Se la mamma segue una dieta ben bilanciata l'apporto vitaminico è adeguato.

Il bambino alla nascita ha un  peso compreso tra 2,5 e 4,5 chili. Nei primi giorni cala circa del 10% a causa dell'emissione di urina e di feci, dell'essicamento del cordone ombelicale e della perdita di acqua con la traspirazione cutanea.
Il recupero però sarà rapido ed avverrà entro qualche giorno.

L'aspetto delle feci del neonato è spesso fonte di preoccupazione , ma il loro colore nero-verdastro è normale. Nei primi giorni l'intestino infatti elimina il "meconio", dopodiché le feci assumono un aspetto giallo-ocra e sono piuttosto liquide. La dieta della mamma che allatta influenza parecchio il loro aspetto.

L'allattamento rappresenta un momento importante nello sviluppo del bambino, ma anche per la mamma, che si sente gratificata da questo stretto rapporto con il proprio piccolo.
La durata dell'allattamento va decisa in base alle esigenze ed alla predisposizione della mamma e del suo bambino.

Ci sono però casi in cui non è possibile effettuare l'allattamento naturale e si deve ricorrere ai latti artificiali.
I costi in questo caso sono piuttosto elevati: oltre al latte si devono acquistare gli accessori necessari, quali biberon, sterilizzatori, tettarelle ecc.

I latti cosiddetti "adattati" sono quelli che rispettano i requisiti nutrizionali fondamentali del latte materno e vengono utilizzati per la nutrizione del bambino fino al 4°-6° mese di vita.

Il latte vaccino si deve utilizzare più avanti, dopo i latti di "proseguimento", meno elaborati dal punto di vista nutrizionale e quindi meno cari.

I latti artificiali sono in polvere o liquidi.
I primi hanno minor ingombro e maggior durata, gli altri hanno il vantaggio di essere già pronti.

Il latte in polvere va sciolto in acqua tiepida, minerale o bollita, seguendo le indicazioni di preparazione indicate sulla confezione e dal pediatra, rispettando quindi la concentrazione consigliata. Se il bimbo vuole mangiare di più si potrà aumentare la quantità di latte liquido pronto, senza agire sulla concentrazione.

Il biberon di latte pronto può essere conservato per 24 ore in frigorifero.

Capita a volte che si debba ricorrere all'allattamento misto per integrare un'insufficiente quantità di latte materno.
In questo caso la mamma darà al bimbo la quantità di latte artificiale necessaria per arrivare alla dose adatta.

Nel caso di bimbi prematuri, invece, è sempre meglio dare la preferenza al latte materno, aumentando piuttosto il numero di poppate. La suzione stessa stimola una maggior produzione di latte.

Lo svezzamento avviene introducendo nell'alimentazione del bambino altri componenti, diversi dal latte.
Solitamente si effettua intorno al sesto mese di vita, età in cui il bimbo ha già una certa maturità nelle funzioni digestive e una certa curiosità nei confronti di cibi diversi.

Bisogna evitare cibi allergizzanti che a quest'età oltrepassano facilmente la parete intestinale scatenando pericolose crisi allergiche.
Modi e tempi comunque devono essere scelti per ogni caso e di comune accordo con il pediatra.
Non bisogna insistere se il bimbo non sembra gradire il cambiamento.

ATTENZIONE:  Prima di prendere qualsiasi iniziativa rivolgersi sempre al medico.

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Medicina psicosomatica: storia e dottrine

   
 

Durante tutta la sua storia, la medicina, constata Henry Ey (è stato uno psichiatra e psicoanalista francese, conosciuto per aver cercato un rapporto tra psichiatria e psicoanalisi), ha oscillato tra una tendenza dinamica e sintetica, di studio dell’uomo nella sua totalità (scuola di Cos, Ippocrate), e una tendenza analitica, specificista e meccanicista ( scuola di Cnido). Già durante l’antichità classica si teneva conto dei fattori psicologici; in certe località, come ad esempio Epidauro, ci si dedicava al ristabilimento della salute mediante una sorta di patrocinio dinamico della personalità dei malati (i pellegrini dormivano sul posto, i loro sogni “d’incubazione” venivano analizzati); allo stesso modo, gli scritti ippocratici istituiscono un nesso tra temperamento e malattia. Una generazione più tardi, Platone (428-347 a.C.) scriveva: “E’ errore assai diffuso tra gli esseri umani quello di voler intraprendere separatamente la cura del corpo e la cura dello spirito”.

L’idea, quindi, della psicosomatica ha origini ben lontane e dal suo germogliare ha continuato a manifestarsi per secoli, fino ad assumere effettiva consistenza.

Durante il Medioevo, un chirurgo, Henri de Mondeville [(1260-1320); è considerato il primo chirurgo francese a scrivere un trattato di chirurgia, chirurgo personale del re Filippo il Bello], richiamò l’attenzione sulla necessità di procurare gioia e piacere al paziente perché, sosteneva, “anche il più ignorante sa che la gioia e la tristezza sono accidenti dell’anima e che la gioia fa ingrassare il corpo mentre la tristezza lo fa dimagrire”. Insisteva sull’importanza della cerchia intima dei malati nel caso di interventi chirurgici: “Il malato deve intrattenersi in gioia e soddisfazione con gli amici, e con essi giocare a dadi e agli aliossi avendo come posta vino o cibarie. Non deve irritarsi né abbandonarsi al tedio…”

W. M. Falconer  nel 1788 diede alle stampe una “Dissertazione sull’influenza della Passione sopra i disordini del corpo”.

Pinel [(1745-1826), fu il primo medico che si propose metodicamente di curare i pazienti psichiatrici gravi, e non solo di "custodirli" negli ospizi] scriveva che “si è visto l’erisipela insorgere a seguito di grandi dolori”.

Morgagni [(1682-1771) fondatore della anatomia patologica nella sua forma contemporanea]  parlava della diarrea causata dalla “fifa” e descriveva una “damigella in età di diciassette anni sofferente di cefalgie e sincopi, nella quale la distrazione, di norma, allontana il riapparire della sincope, laddove tale stato è richiamato dalla contrarietà, da un pasto composto di qualche oncia di alimenti, perché la malata di solito mangia pochissimo e assai irregolarmente, essendo oltre tutto affetta da picacismo” ( = termine derivato dalla parola latina “pica”, “gazza”, uccello che gode della reputazione di inghiottire qualsiasi cosa, usato per disegnare i capricci alimentari, soprattutto in donne incinte).

Secondo Cabanis [(1757-1808) medico, fisiologo e filosofo francese] “il quadro generale della natura umana si compone di due parti principali: la sua storia fisica e la sua storia morale. Dalla unione metodica e dall’indicazione dei numerosi punti di corrispondenza per i quali esse si toccano e confondono, risulta quella che ben può definirsi scienza dell’uomo o antropologia secondo l’espressione cara ai tedeschi”..

Si potrebbero anche citare Broussais [ ( 1772-1838) era un fisiologo, e pensava che lo stomaco fosse "la sede delle emozioni", in collegamento con le patologie del cervello] e Laennec [(1761-1826) medico e fisico francese che si interessò ad uno studio per il miglioramento dell'auscultazione. Nel 1816 inventò lo stetoscopio. A lui si deve anche la definizione del volume del cuore, uguale al volume del pugno del soggetto.] nonché Trousseau (1801-1867) che ha insistito sull’origine nervosa dell’ipertiroidismo e di certe forme di diarrea., nonché del ruolo delle “emozioni morali” sull’indigestione e la dispepsia. Lo stesso Trousseau soffriva di crisi d’asma e, osservando se stesso, ebbe modo di analizzare e distinguere gli effetti diversi di un accesso di collera e della polvere di avena: “Ma, con altrettanta certezza, quella polvere non sarebbe bastata, si per sé, a provocarmi un accesso così violento….Era dunque occorso che tale causa mi avesse colto in condizioni particolari. Sotto l’influenza di una emozione morale il mio sistema nervoso risultava scosso”.

Le stesse idee sono reperibili, nella letteratura germanofona, in Schonlein (1793-1864), in Ziemssen (1829-1902), in Wunderlich (1815-1877), in Traube (1818-1876), in Strumpell (1853-1925); e nella letteratura anglosassone in Willis (1621-1675) e in de Sydenham (1624-1689).

Nella Nosographie di Pinel apparsa nel 1798, si trovano indicate tra le nevrosi, sotto la rubrica “nevrosi della digestione”, voci come “spasmi dell’esofago, cardialgia, pirosi, vomiti, dispepsia, bulimia, picacismo, colica, ileite”; e sotto la rubrica “nevrosi della circolazione” le “palpitazioni” e la “sincope”. Nel caso specifico, le nevrosi designano le “turbe nervose” connesse ai diversi organi.

La storia della psicosomatica moderna ha dunque inizio con l’osservazione di certe malattie manifestantesi in momenti di crisi psicologia o sociale, e da tali fattori profondamente influenzate.

Dr. Angelo Carli

 
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IL DOTTOR MAURIZIO DE STEFANI SARA" PRESENTE A COSMOFARMA

Il Dr. MAURIZIO DE STEFANI, PRESIDENTE FONDATORE del gruppo "TUTTI I FARMACISTI", gemellato con Farmalem per una continua informazione seria e professionale , 1° NETWORK GRUPPO NAZIONALE di INFORMAZIONE per TUTTA la Categoria 24 ore NO STOP a 360 °, sarà presente a ROMA a COSMOFARMA 2010 (FIERA DI ROMA). PRESSO LO STAND dell' AISFA- ASSOCIAZIONE ITALIANA STUDENTI IN FARMACIA al padiglione 13 n° E 41 (Che Ringrazia per l'ospitalita') il giorno 8 maggio (Sabato) dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 16 alle 18 e il giorno 9 maggio (Domenica) dalle ore 11 alle 13.

VI ASPETTERA' PER CONOSCERVI e POTER SCAMBIARE IDEE PROFESSIONALI con VOI, insieme AGLI AMICI dell' ASSOCIAZIONE NAZIONALE AISFA.

SARA' FELICE DI INCONTRARVI e CONFRONTARSI CON TUTTI VOI a ROMA a COSMOFARMA.

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