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L'aterosclerosi è una malattia infiammatoria cronica delle arterie di grande e medio calibro che si instaura a causa dei fattori di rischio cardiovascolare: fumo, ipercolesterolemia, diabete mellito, ipertensione, obesità, iperomocisteinemia; si sospetta che possano esservi anche altre cause, in particolare di natura infettiva e immunologica. Anatomicamente, la lesione caratteristica dell'aterosclerosi è l'ateroma o placca aterosclerotica, ossia un ispessimento dell'intima (lo strato più interno delle arterie, che è rivestito dall'endotelio ed è in diretto contatto con il sangue) delle arterie dovuto principalmente all'accumulo di materiale lipidico (grasso) e a proliferazione del tessuto connettivo. Clinicamente l'aterosclerosi può essere asintomatica oppure manifestarsi, di solito dai 40-50 anni in su, con fenomeni ischemici acuti o cronici, che colpiscono principalmente cuore, encefalo, arti inferiori e intestino. Il termine aterosclerosi è stato proposto da Marchand nel 1904 per sottolineare la presenza dell' ateroma (dal greco athere, che significa "pappa", ad indicare il materiale grasso, poltaceo, contenuto nelle placche). Le lesioni, che hanno come caratteristica specifica la componente lipidica più o meno abbondante, si evolvono con il tempo: iniziano nell'infanzia come strie lipidiche (a carattere reversibile) e tendono a divenire vere e proprie placche aterosclerotiche, che nelle fasi avanzate possono restringere (stenosi) il lume arterioso oppure ulcerarsi e complicarsi con una trombosi sovrapposta, che può portare ad una occlusione dell'arteria. Per arteriosclerosi si intende invece un indurimento (sclerosi) della parete arteriosa che compare con il progredire dell'età. Questo indurimento arterioso è la conseguenza dell'accumulo di tessuto connettivale fibroso a scapito della componente elastica. Le manifestazioni acute sono il risultato di una improvvisa riduzione del lume arterioso, che provoca una brusca riduzione del flusso ematico nel territorio dipendente. In genere l'occlusione arteriosa è causata dalla rottura (fissurazione) di una placca aterosclerotica, con conseguente trombosi in corrispondenza della ulcerazione. Raramente alla base delle manifestazioni acute vi può essere uno spasmo vasale, che viene chiamato in causa quando gli esami angiografici non rilevano alterazioni dei vasi. Sono sindromi ischemiche acute: angina pectoris instabile, infarto miocardico, infarto intestinale, ictus ischemico. Le manifestazioni croniche sono conseguenti ad un restringimento stabile dell'arteria colpita, che rende il flusso ematico fisso, cioè incapace di aumentare quando le condizioni funzionali lo richiedono, come ad esempio durante gli sforzi fisici. Di conseguenza la sintomatologia, in particolare il dolore, tende ad essere assente a riposo e a presentarsi in occasione di esercizio fisico più o meno intenso, a seconda della gravità dell'ostruzione arteriosa e dell'efficienza dei circoli collaterali. Tipiche sindromi croniche sono: angina pectoris stabile, angina abdominis, claudicatio intermittens, nella quale il dolore insorge durante la deambulazione e scompare tipicamente dopo pochi minuti di riposo. La tradizione fitoterapica nell’ambito delle malattie cardiovascolari è ricca ed ha proprio come bersaglio privilegiato l’aterosclerosi. E’ stato affermato che l’età di un individuo è quella dei suoi vasi arteriosi e negli ultimi decenni sono state studiate diverse piante officinali allo scopo di contrastare o prevenire le affezioni relative all’apparato circolatorio. Prime tra tutte le foglie della Ginkgo biloba, una pianta ornamentale dalle origini orientali (giapponese e cinese), considerata un fossile vivente perché è giunta a noi così come è oggi dal periodo del mesozoico (250 milioni di anni fa). Le foglie della Ginkgo contengono due gruppi di sostanze importantissime: i derivati terpenici (ginkgolidi e bilobalide) e il gruppo dei flavonoidi, dotati di specifica attività sul microcircolo. Essi proteggono le membrane biologiche dall’azione dei radicali liberi dell’ossigeno, riducono lo spasmo arteriolare, svolgono azione antinfiammatoria, riducono la permeabilità capillare aumentando la resistenza dei capillari stessi e migliorano notevolmente l’utilizzazione tissutale di ossigeno e glucosio. Gli estratti della pianta trovano quindi indicazione nella prevenzione e nella terapia dell’aterosclerosi e delle sue manifestazioni cliniche, nel diabete mellito, nell’angiosclerosi cerebrale senile, nelle vasculiti e nelle sindromi vertiginose in genere. La Ginkgo è indicata inoltre per la prevenzione dei danni vascolari da ipertensione arteriosa e da fumo nonché nella prevenzione delle trombosi venose. Precauzioni nell’uso vanno adottate per i soggetti con turbe della coagulazione, per gli epatopatici e in gravidanza. Fondamentalmente si usa la preparazione in estratto secco standardizzato al 24% in flavonoidi e al 6% in ginkgolidi ed esente da acidi ginkgolici. Tutti i lavori clinici finora pubblicati sono stati condotti con questo tipo di estratto e pertanto non sono concesse estrapolazioni verso le tinture madri o i succhi. [Firenzuoli 2004; Sticher 1993]. Nella medicina tradizionale cinese sono invece utilizzati anche i frutti della Gingko che sono però pericolosi in quanto responsabili di reazioni tossiche ed allergiche. Un’altra pianta particolarmente studiata dalla moderna fitoterapia cardiovascolare è certamente il Vaccinium myrtillus, meglio conosciuto come Mirtillo, apprezzato in cucina, in pasticceria e dall’industria dei liquori, che sta diventando sempre più interessante anche per l’industria farmaceutica. Il Mirtillo, gli estratti delle cui bacche un tempo venivano considerati solo un capillaroprotettore, oggi in realtà può essere considerato una pianta medicinale vera e propria, dotata oltretutto di numerose attività farmacologiche. Contiene antocianosidi (cianidina, delfinidina, pelargonidina, malvidina…), glucosidi i cui anglicani sono chiamati antocianine, responsabili tra l’altro del colore violaceo delle bacche del Mirtillo e dei fiori di numerose altre piante. Inoltre contiene una grande quantità di tannini. La capacità endotelioprotettrice è legata alla capacità di inibire le elastasi e la collagenasi, rendendo il connettivo più stabile ed elastico. Indicazione massima quindi di contrasto alla fragilità capillare, anche a livello periferico. Inoltre gli estratti di Mirtillo sono in grado di acuire la visione notturna. [Bravetti 1989]. Usato in medicina da migliaia di anni, l’Aglio (Allium sativum) presenta interessanti attività farmacologiche a livello dell’apparato cardiocircolatorio. In modo particolare è un antiaggregante piastrinico, fibrinolitico, ipolipemizzante e ipoglicemizzante: ha quindi un'importante funzione di riduzione del rischio trombotico. Il Ministero della Sanità tedesco ha fra l’altro riconosciuto ufficialmente all’aglio un ruolo specifico nella prevenzione dell’aterosclerosi. L’azione calcioantagonista, inoltre, può giustificare l’attività ipotensiva dell’Aglio, nota anche nella medicina popolare, e confermata dalla ricerca clinica. Ci si può aspettare una riduzione media, con l’integrazione naturale di aglio, del 15-20% dei valori pressori. L’aglio trova pertanto indicazione nella prevenzione e cura di aterosclerosi, dislipidemie e ipertensione arteriosa. [ Koch 1992; Orekhov 1997] Attenzione però!!! Dosi elevate possono portare a gastrite, nausea, vomito e diarrea. Sono possibili reazioni allergiche in forma di dermatite da contatto. E’ stato descritto un caso di ematoma spinale epidurale associato a disfunzione epatica in un paziente che assumeva dosi elevate di aglio fresco. [ Firenzuoli 2001] E’ quindi assolutamente controindicato in soggetti con ulcere peptiche, gastrite, allergie e ipotiroidismo. Sconsigliato in gravidanza e allattamento. Anche la Cipolla è un altro ortaggio appartenente alla famiglia delle Liliacee che trova indicazione nella prevenzione dell’aterosclerosi. Dr. Angelo Carli | |