E’ una malattia multifattoriale che colpisce i muscoli e le strutture connettivali fibrose (tendini e legamenti), con dolore, associata ad affaticamento già presente al mattino, rigidità, già al mattino, parestesia (alterazione della sensibilità) e disturbi del sonno. La sintomatologia è ulteriormente esacerbata da stress di varia natura (freddo, umido, ansia, …). Il segno clinico tipico di questa malattia è la presenza di specifici punti dolorosi (tender point), che hanno una dolorabilità importante rispetto alle aree limitrofe e sono diffusi su tutto il corpo e dolenti alla digitopressione. I criteri con cui si pone diagnosi si rifanno a quelli indicati dall’ACR del 2011 ed includono 19 punti dolorosi e 6 sintomi auto riferiti: disturbi del sonno, fatica, difficoltà cognitive, mal di testa, depressione e dolore addominale e quelli 2013AltCr (nato dall’unione dei due questionari), entrambi i criteri sono utili nel follow-up del paziente, mentre la diagnosi vera e propria resta comunque una diagnosi di esclusione. Secondo il National Institutes of Health, la Fibromialgia (FM) colpisce 5 milioni di Americani adulti; l’80-90% dei pazienti con diagnosi certa sono donne.
La diagnosi è di tipo clinico, in quanto non ci sono né esami di laboratorio (infatti gli indici dell’infiammazione sono generalmente nella norma), né esami strumentali, che possano diagnosticare la patologia, ma possono solo fare diagnosi di esclusione. La diagnosi si basa cioè sulla presenza di dolore, muscoloscheletrico diffuso, con prevalente interessamento della zona della colonna vertebrale, spalle, braccia, polsi, cingolo pelvico e cosce. Caratteristico di questa malattia è spesso l’associazione con disturbi dell’umore, astenia ed affaticamento cronico.
L’ipotesi più vecchia sulla genesi della patologia è da attribuirsi alla serotonina (è un neurotrasmettitore, che è coinvolto nel tono dell’umore, ma agisce su diversi distretti), che ridurrebbe l’efficienza dello stimolo del dolore; un’altra ipotesi vede coinvolti fattori metabolici, con regolazione alterata della tiroide, che determinerebbe il dolore cronico e l’anomala dolorabilità, con conseguente aumentata percezione del dolore. Alla base comunque ci sarebbe un’alterata regolazione del sistema dolorifico dell’organismo.
Personalmente, posso dire che si ottengono ottimi risultati con diverse strategie, fra queste l’utilizzo di una corretta alimentazione, l’esercizio fisico aerobico di resistenza ed a bassa intensità, con intensità da moderata a elevata, migliora la funzione e la forza muscolare nelle donne affette da fibromialgia e l’esercizio aerobico aiuta la riduzione del dolore. Sono questi i risultati che sono emersi da uno studio pubblicato dalla COCHRANE. Si è visto che l’allenamento di resistenza confrontato al placebo ma anche ad altre tipologie di esercizio di resistenza ha dato risultati migliori sul dolore, funzioni fisiche, nel numero dei siti tender e nella forza muscolare. Studio che andrà approfondito, visto che il numero delle persone reclutate aveva un’ampiezza ridotta ed alcune valutazioni sono state ritenute di bassa qualità. Lo sport ad alta intensità tende ad acuire la sintomatologia dei pazienti. L’utilizzo di presidi strumentali che ripristino la ritmicità del sistema e l’eliminazione di sostanze di scarico o l’utilizzo di elementi terapeutici di disintossicazione ed una integrazione attraverso l’integrazione di prodotti omeopatici, fitoterapici, floriterapici, …, che vadano, cioè, alla radice del perché il soggetto si trova in quella situazione. Non si dimentichi mai che il nostro corpo sta cercando di dirci qualcosa e solo attraverso l’attento ascolto e l’attenta osservazione, riusciamo a identificare qual è il messaggio che ci sta inviando.
Dr.ssa Monica Viotto