Dimagrire nel modo corretto

La tarda primavera e l’estate sono i periodi dell’anno in cui si utilizza di più la parola “dieta”, e se da una parte è normale dall’altra c’è il rischio del fai da te, anche supportato dall’influenza pericolosa dei media, senza comprendere appieno i rischi che si corrono; infatti gli schemi nutrizionali che si adottano possono influire profondamente sul nostro aspetto esteriore ma anche e soprattutto sullo stato di salute dei nostri organi interni e perfino sul nostro modo di pensare e quindi di essere e di esistere.

Del resto questo modo superficiale di porre l’argomento della nutrizione deriva da anni di credenze errate e falsi miti, a cominciare già dagli studi universitari che trattano la scienza dell’alimentazione come una cenerentola dei corsi di laurea e che gli associano un ruolo del tutto trascurabile di blanda prevenzione in tema di salute. Bisognerebbe riappropriarsi dei principi ippocratici che vedono nella corretta alimentazione uno dei capisaldi per mantenere lo stato di benessere ed inoltre se fossimo in grado di integrare alcune metodiche nutrizionali che si sono affermate negli ultimi decenni potremmo rendere la nutrizione non più solo preventiva ma anche curativa di molte delle patologie di non chiara eziologia (causa) che ancora oggi vengono classificate in modo solo sintomatico, difficili da trattare e da risolvere, applicando in modo integrato queste metodiche potremmo avere a disposizione una nutrizione con la “n” maiuscola: la Nutrizione Olistica che dovrebbe essere bagaglio culturale di ogni medico e di ogni operatore della salute.

Quindi la Scienza dell’Alimentazione, il metodo Kousmine, il metodo Gerson, la Nutrizione Ortomolecolare, l’Ecologia clinica e le conoscenze sui fenomeni della disbiosi andrebbero tutte unificate in un unico sapere per riscoprire il potere curativo dei cibi e l’interazione che hanno con il nostro organismo. Ecco che se da una parte seguire un regime alimentare standardizzato che mi possa privare di preziosi elementi fondamentali per un buon funzionamento dei vari sistemi enzimatici e dei vari apparati organici è un rischio da non correre assolutamente, dall’altra non posso neanche far riferimento alle vetuste diete grammate che mi impongono un calcolo delle calorie e delle quantità da assumere così che alla fine trasformano l’operatore in un matematico alle prese con calcoli approssimativi che poco hanno a che vedere con la realtà complessa del metabolismo specifico da trattare, e spesso proprio i disturbi comportamentali dell’alimentazione, anoressia e bulimia, sono figli di diete errate e protratte per troppo tempo.

L’approccio corretto al problema del sovrappeso e dell’obesità non dovrebbe mai prescindere da una visione globale dell’individuo nella sua totalità e dei risultati che si vogliono raggiungere, mettendo da parte i modelli stereotipati che ci propone la società attuale e cercando di valutare con buon senso non tanto il “peso forma ideale” quanto il “peso ragionevole” da ottenere e in quanto tempo. Seguendo le linee guida della Nutrizione Olistica, non tratterò della, “per me complementare”, attività fisica né dell’ormai abusato “metabolismo tiroideo”, ma voglio invece soffermarmi sul fenomeno delle intolleranze alimentari. E’ corretto imputare a questo fenomeno anche l’eventuale sovrappeso ma non si può certo ridurre solo a questo l’effetto delle intolleranze che se correttamente diagnosticate e trattate possono essere determinanti in molte importanti patologie, dalle cefalee alle dermatiti, dall’epilessia alle coliti. Si dice di solito  che per ridurre il peso corporeo bisogna ridurre l’apporto calorico, per esempio una persona che lavora e che necessita di 2500 calorie se si atterrà ad uno schema dietetico di 1400-1500 calorie potrà diminuire il proprio peso corporeo. Pertanto dovrebbe essere tutto un discorso matematico sul calcolo calorico dei singoli cibi, tanto è vero che spesso si fa affidamento su dei programmi computerizzati per la stesura di programmi ipocalorici. Però non sempre è così semplice anzi il più delle volte le diete ipocaloriche hanno un effetto limitato nel tempo, non portano al risultato sperato e spesso affamano l’organismo con conseguenze poco piacevoli; questo avviene perché, come si è dimostrato negli ultimi anni, è di fondamentale importanza conoscere, interpretare e tener conto del metabolismo e della persona che deve perdere peso. Non intendo il metabolismo tiroideo ( che va comunque controllato) che spesso è tirato in ballo il più delle volte a sproposito e senza capirne il significato reale, ma bensì del metabolismo intermedio, cioè come metabolizziamo (bruciamo gli zuccheri, i grassi, le proteine).

Già negli anni ’60 i biochimici statunitensi avevano compreso come i singoli componenti alimentari subissero all’interno del nostro corpo tutta una serie di trasformazioni chimiche per essere convertiti in energia all’interno delle cellule. Questi fenomeni ossidativi avvengono grazie all’azione di vari enzimi che scindono sostanze complesse come zuccheri, proteine e grassi in composti più semplici da cui viene tratta energia e questi processi sono influenzabili dalle varie secrezioni ormonali (non solo tiroidee), dal tipo di cibo ingerito e dalla tendenza individuale variabile e specifica per ogni individuo ad utilizzare maggiormente alcune sostanze piuttosto che altre.  Da qui l’importanza di analisi cliniche specifiche  che sono sempre il primo passo fondamentale per iniziare un percorso di dimagrimento. E fra le molteplici cause che possono alterare il metabolismo ricordiamo ancora le intolleranze alimentari, le errate abitudini alimentari, le diete drastiche e troppo riduttive, le intossicazioni croniche, le ipoattività prolungate,l’abuso di farmaci, gli agenti stressanti (troppo spesso sottovalutati), la mancanza di autostima, l’insoddisfazione cronica, l’ansia, ecc.

Gli schemi alimentari per trattare i diversi tipi di metabolismo sono molto semplici da eseguire, non viene preso in considerazione il calcolo delle calorie, ma bisogna seguire una determinata sequenza nell’arco della giornata, favorendo alcuni alimenti ed escludendone altri che sono notoriamente contrari al metabolismo da trattare. E la visione olistica del paziente consente di intervenire anche sui blocchi emotivi di fondo, che spesso sono concausa fondamentale del mancato risultato.  La rieducazione alimentare e dello stile di vita, la possibilità di avere nuove prospettive di valutazione per se stessi e nei confronti dell’esterno, la riacquisizione della serenità emotiva, compresa la regolarità del ritmo sonno/veglia , il riappropriarsi delle proprie emozioni positive fanno parte integrante dello schema di lavoro. Con schemi di questo genere si possono ottenere dimagrimenti senza eccessi di fame, una migliore performance psicofisica, la normalizzazione dei valori delle analisi alterate e cosa assai più importante si mantengono nel tempo i risultati ottenuti.  Per  ulteriori informazioni  sono sempre disponibile! Dimagrire  con serenità è possibile! 

 

Dr. Angelo Carli

L'aromaterapia

     
 

Nell'ambito della medicina fitoterapica, uno spazio importante è occupato dall'aromaterapia, un metodo che fa uso di oli essenziali aromatici estratti dalle piante per trattare svariati disturbi fisici. Si tratta di sostanze molto concentrate e volatili, ricavate da tutte le parti della pianta (fiori, foglie, frutti, cortecce, semi, radici, resine) e che vengono considerate ricchissime di energie vitali e di proprietà curative; per questo sono numerose le loro applicazioni in campo medico, dove gli oli essenziali vengono impiegati nella prevenzione e nella  cura di disturbi respiratori, digestivi, articolari, circolatori, nervosi, dermatologici. I metodi di terapia con questi oli aromatici sono diversi, e vanno dall'assorbimento attraverso massaggi, bagni e compresse, a inalazioni, vaporizzazioni, nebulizzazioni o anche, in piccolissima quantità e sempre sotto stretto controllo medico, per uso interno.

Come la fitoterapia, anche l'aromaterapia ha una origine molto antica: tutte le civiltà umane in effetti hanno fatto uso, nel corso dei secoli, di oli essenziali a scopi curativi. La distillazione delle piante aromatiche era nota agli Egizi, che facevano largo impiego di oli essenziali in cosmetica, per la cura di alcune malattie, e specialmente per il processo di mummificazione dei cadaveri, mentre in Cina e in India già duemila anni avanti Cristo era molto diffuso l'uso di cannella, zenzero, coriandolo, sandalo, mirra per scopi sia rituali che terapeutici. In occidente, poi, Greci e Romani hanno lasciato numerose testimonianze sull'impiego degli oli essenziali per svariate ricette terapeutiche (per esempio, nel trattamento di infezioni, traumi, ferite, piaghe e ustioni).

Dal Medioevo all'Ottocento i materiali aromatici, per la loro azione germicida, furono le uniche sostanze in grado di costituire una forma di prevenzione e difesa contro le ricorrenti epidemie. Nel 1900, il primo a compiere studi approfonditi sulle proprietà terapeutiche degli oli essenziali è stato un chimico francese, René Maurice Gattefossé, che in uno scritto del 1928 coniò il termine "aromaterapia". Le sue ricerche sono state in seguito riprese da vari studiosi finchè nel 1970 il lavoro divulgativo del medico Jean Valnet ha favorito la rinascita dell'interesse scientifico per le dimostrate possibilità farmacologiche dell'aromaterapia. In Francia questo tipo di terapia è oggi insegnata in alcune università di Medicina.

Gli oli essenziali, componenti fondamentali di molte piante aromatiche, sono costituiti da miscele di varie sostanze chimiche e vengono ottenuti o per distillazione o per spremitura. Pochissimo solubili in acqua, queste sostanze vengono di solito sciolte in alcool o in solventi adatti. Benchè molto diluiti, gli oli aromatici svolgono un comprovato effetto farmacologico sull'organismo umano: la loro alta diffusibilità li rende infatti ottimi agenti di penetrazione; essi vengono assorbiti con facilità dalla pelle, entrano rapidamente in circolo attraverso i capillari e vengono poi distribuiti in tutto il corpo, dando luogo a mutamenti chimici e reazioni metaboliche dimostrabili e verificabili.

Anche l'inalazione di alcune sostanze aromatiche attraverso l'apparato olfattivo è in grado di provocare una reazione a livello ormonale, con effetti sulla emotività, sul sonno e sul tono dell'umore.

Gli oli essenziali sono molto numerosi, ma i più usati comunemente sono circa 50. Le proprietà terapeutiche hanno dimostrato una efficace azione disintossicante, sedativa, espettorante, cicatrizzante, stimolante e antimicrobica. In particolare verso la fine del 1900 si sono intensificate le ricerche proprio sulla attività antibatterica e antifungina: è oggi possibile eseguire test di laboratorio come per esempio l'aromatogramma, un esame controllabile e riproducibile eseguito come un qualsiasi antibiogramma, che serve a  indicare la sensibilità di un batterio o di un micete agli oli essenziali estratti da piante aromatiche.

La durata di una cura con gli oli essenziali è di solito piuttosto breve in casi di disturbi acuti (malattie infettive, uretriti, cistiti) o di profilassi preventiva, mentre in caso di disturbi cronici i rimedi vanno assunti per lunghi periodi  (in media 3/4 mesi) e spesso associati ad altre terapie specifiche.

Le essenze possono essere somministrate in vari modi: per via esterna, soprattutto per massaggi, suffumigi, inalazioni, bagni generali o locali; o anche per via orale, da sole o in associazione, sotto forma di pillole oppure in gocce in soluzione alcolica, ma sempre in quantità minima e sotto lo stretto controllo del medico. Infatti, poichè raggiungono un grado di concentrazione molto elevata, si preferisce impiegare gli oli per via esterna al fine di evitare possibili irritazioni alle mucose dello stomaco; inoltre alcune essenze, se ingerite, sono tossiche. 

Il più diffuso metodo di impiego rimane comunque il massaggio, che assicura un rapido assorbimento attraverso la cute. Si scelgono gli oli essenziali adatti alle condizioni fisiche ed emotive del paziente e vengono mescolati a una base oleosa, come l'olio di mandorle dolci. Si procede poi a un massaggio completo del corpo, oppure frizionando particolari zone doloranti o corrispondenti agli organi affetti da disturbi. Gli oli vengono usati anche sotto forma di compresse, applicando sulla parte da trattare garza od ovatta inumidite con l'acqua in cui sono state diluite le essenze; le compresse calde risultano particolarmente efficaci per dolori articolari o reumatici, mentre in caso di cefalee, distorsioni e stiramenti devono essere applicate fredde.

E' bene ricordare di non assumere oli essenziali durante una terapia con farmaci omeopatici, poichè l'azione di questi ultimi può essere resa meno efficace o addirittura invalidata da essenze aromatiche particolarmente potenti; l'aromaterapia risulta invece perfettamente compatibile con la fitoterapia e l'oligoterapia. 

Dr. Angelo Carli

 
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