L'asma e gli antiasmatici naturali

     
 

L’asma è una sindrome caratterizzata da episodi acuti e subacuti di dispnea (=spiacevole consapevolezza di una respirazione difficoltosa; è solitamente correlato alla sensazione di 'fame d'aria'), spesso con tosse produttiva e produzione di escreato. Questi sintomi sono il risultato di un broncospasmo e dell’aumento della secrezione bronchiale. In pratica si manifesta un aumento più o meno improvviso della resistenza delle vie aeree al passaggio dell’aria, specie in espirazione. L’asma riconosce eziopatogenesi [=l'analisi del processo di insorgenza di una patologia e del suo sviluppo (patogenesi), con particolare attenzione alle sue cause (eziologia); il termine deriva dalla fusione di eziologia e patogenesi] immunologica o non immunologica. Non sempre le crisi ostruttive della malattia si risolvono spontaneamente o sotto l’effetto di farmaci. Talvolta l’attacco resiste alla terapia, la sintomatologia si aggrava fino ad arrivare ad un quadro asfittico che mette in serio pericolo il paziente. Si parla in questo caso di asma acuto grave. Se la terapia d’emergenza non è in grado di risolvere la crisi ed i sintomi persistono oltre le 24 ore si parla di stato di male asmatico. In questa situazione, oltre alla resistenza alla terapia, c’è una grave ipossiemia (=anormale diminuzione dell'ossigeno contenuto nel sangue) e talvolta una ipercapnia (=l'aumento nel sangue dell'anidride carbonica) acuta con acidosi non compensata da aumento dei bicarbonati.

La classificazione clinica distingue principalmente due tipologie di asma.

L’asma estrinseco, caratterizzato da una ben definita sensibilità ad allergeni specifici che vengono inalati, una storia personale o famigliare di malattie allergiche, elevati livelli di IgE nel siero, una rapidissima sensibilità ai test cutanei, e un andamento spesso stagionale ed intermittente. Predilige bambini e giovani.

L’asma intrinseco tende invece ad essere perenne, ha , di regola, una evoluzione più grave rispetto all’estrinseco e può svilupparsi dopo infezioni virali del tratto respiratorio superiore. Può essere sostenuto da diversi farmaci tra cui l’acido acetilsalicilico ed altri agenti antinfiammatori, analgesici, coloranti ( ad es. la tartrazina,colorante giallo presente in alcuni cibi e medicamenti usati per l’asma quali preparati teofillinici e cortisonici), dalla presenza nell’aria di polluzioni industriali irritanti; dall’esercizio fisico e dalla respirazione di aria fredda, dall’eccessivo uso di aerosol simpaticomimetici e dall’esposizione al fumo .

La natura intrinseca o estrinseca dell’attacco di asma è praticamente ininfluente sul comportamento terapeutico da tenere in emergenza. Turbe emozionali che durano a lungo possono esarcebare attacchi asmatici presumibilmente per alterazioni della soglia irritativa recettoriale nei confronti di un’ampia varietà di stimoli ambientali.

L’asma bronchiale acuto può svilupparsi in una varietà di diverse situazioni ed è probabilmente mediato da vari tipi di agenti chimici e/o stimoli del sistema nervoso. E’ caratterizzato dallo spasmo della muscolatura liscia delle vie aeree, dall’infiammazione con edema delle stesse e da una ipersecrezione di muco.

Alcuni ricercatori ritengono che una bassa assunzione o una carenza di magnesio possano avere un ruolo importante in certe forme di asma.

Molto importante sia nella prevenzione che nella cura è l’alimentazione, che dovrebbe consistere soprattutto di frutta fresca e vegetali, noci e semi, farina d’avena, riso integrale e cereali integrali. Si dovrebbe seguire una dieta ipoglicemica, che non contenga zuccheri, ricca di proteine e povera di carboidrati. Gli alimenti da evitare includono le barbabietole, le carni rosse specie di suino, le carote, la farina bianca, i latticini (inclusi il latte e il gelato), il pollo, gli spinaci e lo zucchero raffinato. L’assunzione di alimenti che contegono solfiti come conservanti deve essere accuratamente evitata poiché il consumo di queste sostanze può provocare in alcune persone gravissimi attacchi. Solfiti se ne trovano abbondanti in alimenti conservati in scatola, nelle salse conservate, nell’aceto e nei sottaceti, nel vino e nella birra.

Utilissima è l’integrazione della vitamina antistress per eccellenza , ovvero l’acido pantotenico (Vit. B5) e di vitamina E che ha un forte potere antiossidante, in associazione con il coenzima Q10 che contrasta l’istamina (=è uno dei mediatori chimici dell'infiammazione).

La natura e la fitoterapia ci vengono ampiamente in aiuto con fitoterapici antiasmatici.

Capostipiti di questo gruppo di sostanze sono le metilxantine e in particolare la teofillina, estratta dal (Camellia sinensis) nel 1888, presenti comunque in diverse specie vegetali diffuse in tutto il pianeta. Lunga è la lista dei derivati ( tra i quali la aminofillina) più solubili rispetto alla teobromina e ampiamente utilizzati nella terapia classica di tutte le forme e nei vari gradi di ostruzione bronchiale. Il repertorio fitoterapico dispone  di piante molto efficaci come la Grindelia robusta, le cui sommità fiorite contengono polifenoli e un olio essenziale che sperimentalmente presentano attività disinfettanti, mucolitiche e spasmolitiche, anche se non ci sono molti studi clinici per la valutazione della sicurezza e dell’efficacia. L’Amni visnaga è una Ombrellifera i cui frutti contengono un olio essenziale che è ricco di curarine ad attività spasmolitica sulla muscolatura liscia bronchiale e coronaria, dovuta alla kellina, oggi utilizzata anche contro la vitiligine.

La Drosera rotundifolia è una piccola pianta coltivata anche come pianta ornamentale, capace di catturare e digerire insetti con i succhi escreti dalle proprie foglie. Le parti aeree contengono tuttavia anche sostanze di tipo naftochinonico (plumbagina o droserone), responsabili dell’attività spasmolitica della droga, flavonoidi, vitamina C e sali minerali. E’ una pianta molto indicata per la terapia dell’asma allergico e non, oltre che della bronchite asmatica. E’ impiegata come tintura madre o meglio ancora come estratto fluido.

Anche se raramente usata nella terapia dell’asma bronchiale, merita certo menzione l’Ephedra vulgaris o sinica. Contiene in particolare efedrina, un’amina simpaticomimetica B-stimolante, da moltissimi anni utilizzata nella terapia dell’asma bronchiale e sfruttata come decongestionante nasale. Certamente anacronistico e molto rischioso è però l’infuso di esedra che ancora oggi viene spesso consigliato. Se ne devono usare solo gli estratti secchi standardizzati in efedrina con una dose massima giornaliera di 50 mg. Impropriamente utilizzata anche come tonico o stimolante sessuale nonché nella cura del soprappeso, la pianta è classificata tra le sostanze dopanti ed è disponibile sul mercato erboristico spesso con il nome cinese di Ma Huang. Attenzione perché deve essere sempre assunta sotto controllo medico, in quanto può provocare tachiaritmie, ipertensione, insonnia, tremori, aritmie e morte per cardiopatia ischemica. Sono inoltre possibili interazioni con tiroxina e sinefrina. Per cui è sconsigliatissima l’autocura !

Tra i rimedi antiasmatici ricordiamo anche l’antico uso di fumi di Datura stramonium (meglio nota come Stramonio) presente pure in Farmacopea, utilizzati in miscela con foglie di Salvia per curare l’asma bronchiale. Si fumano in sigarette o pipa.

In ultimo ma non ultima come interesse e proprietà c’è l’Adhatoda vasica. Le foglie di questa pianta contengono tra l’altro triterpeni, olio essenziale e in particolare alcaloidi (vasicina e  vasicinone) che mostrano un’attività broncodilatatrice comparabile a quella della teofillina: meglio se usati in associazione. E’ disponibile in estratto secco standardizzato in alcaloidi.

Molto utili sono anche gli impacchi di olio di ricino sulla schiena, sulla zona dei polmoni e dei reni. Basta mettere l’olio di ricino in una padella e scaldarlo senza portarlo ad ebollizione. Si immerge una pezza di cotone bianco nell’olio fino a che non ne sia impregnata, quindi si applica la pezza sulla zona e si copre con un foglio di plastica ovviamente più largo della pezza. Si mette un cuscinetto caldo sopra la plastica e la si tiene da un minimo di 30 minuti ad un massimo di 2 ore. Un rimedio della nonna ancora molto utile! 

Dr. Angelo Carli

 
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FOLATI O ACIDO FOLICO

Definizione
I folati sono vitamine del gruppo B che partecipano all'emopoiesi (produzione di globuli rossi) e alla riproduzione cellulare.

Significato
Un basso livello di folati dipende da malassorbimento, carenze dietetiche o gravidanze ravvicinate. Anche alcuni farmaci possono provocare una carenza di queste vitamine.

Valore normale
Da 5 a 15 mcg/l.

Modalità di esecuzione
Su campione di sangue, anche con metodo radioimmunologico.

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FOSFATASI ALCALINE

Definizione
Enzimi che partecipano al metabolismo dei composti fosforici organici presenti in tutti i tessuti e particolarmente abbondanti in fegato, ossa, intestino reni. Tuttavia l'80 per cento delle fosfatasi alcaline presenti nel sangue proviene da fegato e ossa.

Significato
Un innalzamento dei livelli delle fosfatasi alcaline può indicare malattie ossee o del fegato. Se l'aumento è accompagnato da quello delle gamma-GT, si tratta di disturbi delle vie biliari; in caso contrario si tratta di malattie delle ossa: rachitismo nel bambino, morbo di Paget (eccessivo rimodellamento dell'osso), iperparatiroidismo, particolari metastasi ossee nell'adulto. Le fosfatasi, invece, non aumentano nell'osteoporosi. Alcuni farmaci, come la pillola anticoncezionale, fanno diminuire il livello di questi enzimi; altri, come gli anticonvulsivanti, lo fanno aumentare.

Valore normale
Dipende dal metodo adottato dal laboratorio, in generale da 23 a 71 UI/l

Modalità di esecuzione
Su campione di sangue.

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Il caffè

caffe

 

La caffeina viene assorbita rapidamente da stomaco e intestino ed in pochi minuti raggiunge il flusso sanguigno, agendo sul sistema nervoso centrale. Essa stimola la secrezione di ormoni facendo aumentare la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca.

Più di 5 tazzine al giorno possono provocare cefalea, tremore, diarrea, nausea, ansia, agitazione, irrequietezza ed insonnia. Inoltre ha un effetto diuretico e provoca l’aumento dell’escrezione urinaria delle vitamine del gruppo B e della vitamina C.

Un uso smodato incrementa il rischio di cancro della vescica, del colon, della mammella e del pancreas.

La caffeina, peraltro, è presente anche ne , nel Cacao e nelle bevande a base di Cola.

La quantità di caffeina può variare a seconda delle diverse specie di caffè esistenti (circa 70 ). Quello preferito dagli Italiani è il tipo “ARABICA”, originario del Sud America e contiene metà caffeina rispetto alla varietà “ROBUSTA” coltivata in Africa e preferita da Inglesi ed Americani.

Si tenga anche in considerazione che più la macinatura è fine, più caffeina passa nella bevanda.

Studi recenti hanno dimostrato che l’assunzione continuativa di caffeina contribuisce al manifestarsi di ulcera peptica, ipertensione, aritmie cardiache ed infarto del miocardio.

E’ assolutamente sconsigliata l’assunzione di caffeina in GRAVIDANZA, poiché passa attraverso la placenta per accumularsi nel feto, in quanto il suo sistema enzimatico epatico non è ancora sviluppato sufficientemente per biotrasformare tale sostanza. Inoltre tra le donne gravide forti bevitrici di caffè ( più di 6 tazzine/die) vi è una elevata incidenza di aborti spontanei, nati morti o feti malformati.

E’ utile ricordare, inoltre, che la caffeina dà ASSUEFAZIONE, pertanto si tende ad aumentare le dosi nel tempo.

Va però detto che in dosi moderate (max 3 tazzine/die) la caffeina è invece ingrado di migliorare sensibilmente le prestazioni psicomotorie ed intellettuali.

In forti consumatori cronici ( più di 10 tazzine/die) la caffeina produce DIPENDENZA con correlata sindrome di astinenza.Il livello soglia è 600 mg/die equivalenti a 6/7 tazzine.

E’ utile anche sapere che in una lattina da 33 cl di Coca Cola sono presenti 20 mg di caffeina.

Dr. Angelo Carli

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