Mucuna Pruriens è un vigoroso legume rampicante annuale che presenta fiori di colore porpora violaceo, fiorisce tra settembre e novembre, i frutti nascono tra gennaio e l’inizio della primavera. Le foglie più grandi sono trilobate, quelle più piccole ovali, elittiche o romboidali a base diseguale, membranose e munite di una leggera peluria di un lungo picciolo, i rami possono essere di 30 cm mentre i semi di 1,3-1,7 cm. Il genere Mucuna appartiene alla famiglia delle Fabaceae, sub famiglia Papilionaceae, e comprende circa 100 specie di legumi annuali e perenni. Con i termini inglesi “cowitch” e “cowhage” vengono indicati i tipi di Mucuna che presentano una peluria irritante sul bacello, che a contatto con la pelle sviluppa una intensa e pruriginosa dermatite, causata dalla mucunaina. Sono invece denominate con il termine “velvet bean” le specie non irritanti. I semi hanno un colore che varia dal nero, al bianco crema, al grigio al beige, al chiazzato: dalla semina alla raccolta possono passare da 100 a 300 giorni. La fioritura avviene a metà ottobre indipendentemente dalla data della semina: questo fatto suggerisce che il ciclo vitale sia foto periodico, ossia basato sulla durata del giorno e della notte. La fioritura può anche essere stimolata dalle temperature notturne più fresche. Le piante muoiono 45-60 giorni dopo la fioritura.
Mucuna pruriens presenta anche una buona resistenza a numerosi stress abiotici quali la siccità, l’alta acidità e la scarsa fertilità del terreno, ma è sensibile al gelo e cresce male nei terreni freddo-umidi. Preferisce zone ad altitudine minore di 1500 metri con piogge abbondanti e clima caldo umido: in queste condizioni la pianta può raggiungere i 10 metri di estensione. Produce, inoltre, una grande quantità di foglie ( 5-12 tonnellate per ettaro) che via via cadono e formano uno strato di fertilizzante naturale, per questo motivo uno degli usi di Mucuna è quello di “concime verde” per altre coltivazioni, soprattutto frutteti. La produzione di bacelli dipende molto dalle condizioni ambientali ma può raggiungere le 2 tonnellate per ettaro, specialmente se la pianta ha la possibilità di arrampicarsi su alberi, palizzate o altri sostegni. Come altri legumi anche Mucuna ha la capacità di fissare l’azoto atmosferico attraverso una simbiosi con i microrganismi del terreno: i rizobi sulle radici lo convertono in una forma disponibile per la pianta (Sali d’ammonio e nitrati) che viene accumulata nelle foglie, nei tralci e nei semi, rendendo la pianta un’efficiente fonte di azoto.
Sebbene contenga sostanze non ben tollerate dall’organismo , come l’aminoacido non proteico L-dopa, le triptamine, i fenoli, i tannini, le lectine e gli inibitori della proteasi, Mucuna Pruriens è una pianta usata come alimento per alcune popolazioni delle zone subtropicali dell’Asia. E’ una leguminosa originaria della Cina meridionale e dell’India orientale, dove i suoi semi venivano usati soprattutto come cibo, in particolar modo in tempo di carestia, dopo essere stati bolliti a lungo per eliminare la maggior parte dei fattori antinutrizionali e le tossine. Anche in Africa si hanno notizie di utilizzo a scopo alimentare , sia umano che animale, specialmente in Ghana , Nigeria e Mozambico: in quest’ultimo paese scoppiò una crisi di psicosi generale attribuita ad un consumo inappropriato dei semi; infatti, a causa della fame e siccità, l’acqua usata per bollire i semi invece di essere buttata via, fu bevuta, causando intossicazioni e allucinazioni dovute alla presenza di L-dopa e alcaloidi allucinogeni estratti dall’acqua calda. Nel nord della Nigeria, invece, i lunghi peli presenti sulla pianta venivano usati dalle tribù locali per preparare frecce velenose.
Il seme è stato utilizzato nella medicina popolare africana, soprattutto in Nigeria, per la protezione contro il morso di serpente. La medicina popolare nigeriana sostiene che quando due semi vengono inghiottiti intatti l’individuo è protetto per un anno intero contro l’effetto letale del veleno di serpente. Anche in Messico e in Gautemala la pianta ha acquisito importanza dal punto di vista alimentare, i semi vengono arrostiti e macinati per ottenere una specie di caffè; in quelle zone viene chiamata “Nescafè”. M.pruriens è una pianta tradizionalmente utilizzata in India dalla medicina Ayurveda, sistema medico più antico al mondo, fondato su principi scientifici: il primo impiego in medicina ayurvedica risale a più di 4500 anni. I semi di M.pruriens hanno buone qualità nutrizionali contenendo quantità adeguate di proteine ( 29%), di amido (39%) e livelli di aminoacidi simili ad altre comuni leguminose tropicali, comparabili con i requisiti del modello FAO/WHO, eccetto per gli aminoacidi contenenti zolfo, che nei semi hanno bassi livelli. I semi contengono carboidrati utili per la salute in quanto hanno effetti positivi sia per la dieta dei diabetici, aumentando lentamente i livelli di glucosio nel sangue, sia perché riducono i livelli di colesterolo nel plasma. Tutte le parti di M. pruriens sono note per possedere molte attività farmacologiche. E’ stato riportato in letteratura che questa pianta contiene molte sostenze fitochimiche di alto valore terapeutico. E’ stata confermata la presenza dell’alcaloide 5-metossi-triptamina in tutti i campioni testati e della serotonina isolata soltanto dalle foglie fresche e dagli steli. Gupta et al. (1997) riportarono l’attività antiepilettica e antineoplastica dell’estratto metabolico delle radici. Le foglie hanno proprietà afrodisiache, antielmintiche e utili nel trattamento di ulcere, infiammazioni e debolezza generale.
La peluria dei bacelli, mescolata con miele, viene usata come vermifugo.
I semi, polverizzati, hanno proprietà afrodisiache, analgesiche, antinfiammatorie, antispasmodiche, ipoglicemiche, ipotensive, antiparassitiche, diuretiche e soprattutto anti-Parkinson. Quest’ultima proprietà è dovuta alla presenza di 3,4-diidrossifenilalanina (levodopa o L-dopa). Questo aminoacido non proteico, sintetizzato a partire dall’aminoacido essenziale L-tirosina, è il precursore della dopamina, un neurotrasmettitore. Per questro contenuto è stata recentemente utilizzata per la preparazione e la sintesi di nuovi fitofarmaci per la cura del Morbo di Parkinson. Importanti trial clinici hanno dimostrato che la L-dopa contenuta nei semi è in grado di produrre effetti più significativi nella cura della malattia rispetto alla molecola sintetica utilizzata nella terapia farmacologica, avendo anche minori effetti collaterali quali discinesia, vomito e diarrea.