Fitoterapia per l'apparato digerente

     
 

FITOTERAPIA PER L’APPARATO DIGERENTE  : DISPEPSIA FUNZIONALE , GASTRITE E ULCERA PEPTICA

Negli ultimi anni l’interesse e il conseguente consumo di sostanze di derivazione vegetale è notevolmente cresciuto e, sempre più frequentemente, i principi attivi estratti dalle piante sono usati e/o studiati per la sintesi dei farmaci convenzionali. Tali molecole vegetali fanno parte delle cosidette Complementary and alternative medicine (CAM) di cui costituiscono uno dei capitoli più importanti e corposi dato il loro carattere di antica farmacologia. La fitoterapia in questo panorama, è una delle discipline più rilevanti, che trova impiego nella prevenzione e nella terapia di diverse forme morbose. Ci addentreremo oggi nelle applicazioni sull’apparato digerente, partendo dalla dispepsia funzionale.

La dispepsia funzionale è una condizione presente in circa il 25% della popolazione generale, caratterizzata da dolore o fastidio addominale,cronico o ricorrente, localizzato ai quadranti superiori dell’addome, con sintomi presenti per almeno tre mesi all’anno anche non consecutivi, senza evidenza clinica, biochimica, endoscopica o ultrasonografica di alcuna patologia organica che possa spiegarne i sintomi. I meccanismi fisiopatologici responsabili non sono del tutto chiariti. Una delle ipotesi più accreditate è quella della disfunzione motoria e sensoriale: circa il 30% dei pazienti ha un ritardato svuotamento gastrico, nel 40% si osserva un’alterata accomodazione del fondo gastrico in risposta al pasto, il restante 30% ha una alterata sensibilità viscerale. La dispepsia organica, invece, differisce dalla funzionale in quanto è possibile identificare una causa patologica intestinale e/o extraintestinale che ne è alla base.

La dieta costituisce il cardine della terapia. Il 50% migliora con placebo mostrando l’importanza del rapporto medico-paziente. La medicina ufficiale di avvale di anti H2 ( Ranitidina), di inibitori della pompa protonica che danno sollievo nella metà dei casi e sono di prima scelta (Omeprazolo, Lanzoprazolo, Rabeprazolo, ecc.) o di Loperamide cloridrato in caso di malassorbimento per transito accelerato, associati spesso a pro cinetici, utili nei casi non associati a ulcera o esofagite (Domperidone, Clebopride,Levosulpiride, ecc) nonché al Simeticone con effetti carminativi. Altresì possono essere presi in considerazione antidepressivi triciclici, ipnotici e supporto psicologico.

Tra i rimedi tradizionali vegetali si annoverano:

  • Droghe amare ( Quassia, Genziana,Cardo, buccia di Arancia amara)
  • Droghe colagogo-coleretiche (carciofo, boldo, chelidonia, curcuma, tarassaco)
  • Droghe carminative (cumino, finocchio, anice).

Negli ultimi anni è stato oggetto di approfonditi studi una preparazione originale a base di Iberide rossa (Iberis umbellata), Camomilla, Menta, Cumino, Liquirizia, Melissa, Chelidonia, Angelica e Cardo Mariano, noto con il nome di STW5 o Iberogast. I dati clinici relativi alla sua efficacia sono molto promettenti. Il preparato vegetale è superiore al placebo nell’alleviare i sintomi della dispepsia ma uno studio ha evidenziato l’equivalenza terapeutica tra il prodotto e Cisapride. Il preparato vegetale è ben tollerato con effetti collaterali lievi e non dissimili a quelli del gruppo placebo.

Altri studi clinici controllati su pazienti trattati con un fitoterapico contenente carciofo al 15% in acido cloro genico (300 mg/cps) in associazione con estratti titolati di Tarassaco, Curcuma e Rosmarino hanno evidenziato la scomparsa di dolore epigastrico e nausea nel 50 % dei pazienti trattati e miglioramenti di alcuni parametri di laboratorio tra cui il colesterolo totale, LDL e trigliceridi, AST e ALT, bilirubina totale e GGT.

I processi flogistici a carico della mucosa gastrica possono avere varie cause eziologiche ed evolvere in forme di gastropatia o di gastrite. Nel primo caso, in assenza di infiltrato infiammatorio, i pazienti riferiscono nella maggior parte dei casi un uso protratto di FANS, alcol o stress, determinando una forma “erosiva” per uno squilibrio tra i fattori protettivi e aggressivi della mucosa gastrica; nel secondo caso, in presenza di infiltrato infiammatorio, la causa principale è rappresentata da Helicobacter pylori (HP). Le manifestazioni cliniche della gastrite cronica da HP sono in genere scarse di sintomatologia tipica e più spesso sono assimilabili a una semplice sindrome dispeptica. Se lo stimolo patogeno persiste a livello della mucosa, può riscontrarsi l’insorgenza di ulcere che nell’85% dei casi sono HP-correlate.  La terapia convenzionale propone l’eradicazione dell’HP con vari schemi di associazione, dosaggio e durata del trattamento sebbene la terapia si stia standardizzando sull’associazione di  inibitore della pompa protonica + Claritromicina + Amoxicillina. Utilizzati anche antistaminici H2,antiacidi, bismuto, composti dell’alluminio e del magnesio, prostaglandine (misoprostolo).

Attualmente le droghe consigliate per la terapia della gastrite e dell’ulcera non HP-correlate sono diverse anche se gli studi clinici relativi alla loro efficacia sono ancora poco rappresentativi: tra di esse ricordiamo la Camomilla, la Malva, l’Altea. Un discorso a parte, invece, va fatto per la Liquirizia (Glycyrizza glabra) che nel corso degli anni è stata oggetto di numerosi studi.

La liquirizia è una pianta molto diffusa nel bacino del Mediterraneo il cui componente principale è la glicirizzina, che per idrolisi si scinde in acido D-glucuronico e acido glicirretico. Pare che la sua attività antigas tritica e antiulcerosa sia correlata proprio al contenuto di acido glicirretico, che da un lato agisce direttamente sulla mucosa gastrica e dall’altro agisce indirettamente stimolandone la produzione mucipara: ciò va a determinare un miglioramento sia della sintomatologia che del quadro radiologico ed endoscopico.  Non bisogna dimenticare che il Carbenoxolone, derivato all’acido glicirretico, è stato usato per anni clinicamente nella cura di ulcere gastriche e duodenali.

Recentemente, è stato visto come l’estratto acquoso di Liquirizia interferisca con l’adesività di HP e ne ostacoli il legame alla mucosa gastrica.

Gli effetti collaterali della Liquirizia sono ben noti da tempo,soprattutto quelli relativi alla sua attività ipertensivizzante. Il suo uso superiore alle 6 settimane può provocare un quadro di pseudoaldosteronismo con ipopotassiemia, ritenzione di sodio,ipertensione, edema, aumento ponderale.

Ulteriori recenti studi su piante diverse come Eruca sativa, Allophylus serratus, Mouriri elliptica, hanno permesso di consolidare sempre più l’idea che il loro impiego possa essere utile nel trattamento delle ulcere nonché nella prevenzione e/o eradicazione dell’HP. Numerosi studi sono ancora in corso.

Dr. Angelo Carli

 
 

 

 
     

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