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Dal momento in cui nasciamo a quello in cui lasciamo il mondo, la nostra vita è legata a un filo apparentemente esile ma, in realtà, estremamente potente: il soffio del respiro.
Ogni giorno, per tutto l'arco della nostra esistenza, l'aria entra ed esce incessantemente dai nostri polmoni ma, per la maggior parte del tempo, non ci rendiamo neanche conto che questo avviene, né dell'importanza di questo processo vitale. Eppure, possiamo sopravvivere per alcune settimane senza introdurre cibo nell'organismo, alcuni giorni senza ingerire acqua, ma provate a rimanere qualche minuto senza darvi aria...
L'aria che respiriamo, e il processo di respirazione stesso, svolgono un'azione essenziale per l'esistenza del corpo fisico, ma le loro funzioni e azioni non si fermano a delle semplici azioni chimiche e meccaniche: vanno oltre il livello somatico e investono anche altre componenti umane. A tutti, per esempio, è noto come il manifestarsi di una qualsiasi emozione comprenda anche una alterazione del ritmo o della profondità della respirazione: la paura crea quasi un blocco respiratorio, mentre l'eccitazione rende il respiro più profondo e rapido.
Proviamo a pensare a quante volte, nell'arco della vita, percepiamo sia queste che altre emozioni: farne un conto anche approssimativo è abbastanza difficile, ma ognuno è consapevole del fatto che, anche nel solo arco di una giornata, le reazioni emotive sono tantissime. Considerate ora il tipo di ambiente in cui siamo vissuti, sia dal punto di vista atmosferico, che climatico, sociale ed educativo. Ognuno di questi fattori ha contribuito a sollecitare reazioni emotive diverse e qualitativamente differenti. Ognuno di essi ha contribuito a determinare, con il suo ripetersi ed avvicendarsi, uno schema respiratorio, un modo di respirare che ha delle caratteristiche personali e che riflette, in moltissimi aspetti, ciò che siamo stati e che siamo.
Il 90% delle popolazioni occidentali ha una respirazione scarsa e limitata, in molti casi addirittura inibita o parzialmente bloccata. La cultura orientale conosce da millenni l'importanza vitale del respiro e da millenni gli orientali praticano tecniche di respirazione.
L'origine del Rebirthing, come pratica respiratoria, è orientale, ma è stata rivista e riadattata da occidentali per gli occidentali. In questa 'revisione', sono rimasti inalterati quei principi che sono comuni a tutti gli esseri umani, di qualsiasi latitudine delle terra essi siano.
Nel Rebirthing non si impara a respirare, ma si riscopre gradualmente il proprio ritmo naturale di respirazione. Per raggiungere questo obiettivo è necessario diventare coscienti del proprio schema respiratorio, di quell'insieme di modalità e abitudini che fanno avvicendare l'inspirazione e l'espirazione con toni, profondità, volume e coinvolgimento diversi per ogni essere umano.
Questo è il punto di partenza; da qui, imparando a far assumere 'posizioni' diverse al proprio respiro, ha inizio un'azione di graduale demolizione delle abitudini respiratorie costrette e limitate, fino al riappropriarsi in modo completo e naturale del ritmo naturale, piacevole e rilassato, vitale e gioioso, del proprio respiro.
In questo processo la trasformazione non si ferma solo al piano fisico. Grazie a tutte le connessioni che il respiro ha con la nostra mente, i nostri pensieri, le nostre emozioni e le parti meno definibili ma vitali della nostra natura, agire sul respiro significa anche consentire che tutte queste componenti ne traggano beneficio.
Nel Rebirthing 'respirare' significa, per prima cosa, dare al proprio organismo molta più aria di quanto ne assimiliamo attraverso la respirazione abituale, quella di cui, normalmente, non siamo consapevoli.
L'inspirazione, quindi, è molto profonda ma rilassata, quanto più possibile priva di sforzo e tensione.
Questo gesto così semplice che ogni bambino realizza con assoluta naturalezza, per la maggior parte degli adulti è, invece, un'impresa erculea. Molti non riescono che a compiere sforzi toracici i quali manifestano la loro mancanza di abitudine al relax, lo scarso livello di quantità di ossigeno che assimilano dalla respirazione meccanica, la convinzione che 'sforzo', 'forza' e 'tensione' siano dei concetti da applicare a qualsiasi forma di azione.
Altri, convinti, in perfetta buona fede, che stanno respirando molto profondamente, riescono in realtà ad approfondire scarsamente il loro respiro, a causa delle tensioni che si sono strutturate nei tessuti muscolari, nelle cartilagini e nel profondo della loro interiorità.
Nel respirare più profondamente, c'è anche chi si sente irrazionalmente ma incontrollabilmente oppresso; chi rifiuta, dopo poche profonde boccate d'aria, di continuare; chi teme che così tanto ossigeno possa fargli male e causare chissà quali alterazioni come, per esempio, la temutissima iperventilazione.
In realtà l'iperventilazione non avviene per il semplice fatto di respirare più profondamente, ma come reazione ad un modo particolare di respirare, che può crearsi sia spontaneamente che come conseguenza di qualche tecnica respiratoria. Il Rebirthing non prevede modalità di respiro che portino all'iperventilazione e, comunque, questa condizione non è da considerarsi pericolosa. Sangue, organi, tessuti, cellule, si nutrono sostanzialmente di ossigeno ed esso, inoltre, consente l'eliminazione delle tossine e delle scorie. L'ossigeno, quindi non può 'fare male' all'organismo, anzi. Le reazioni di iperventilazione si scatenano più facilmente nel modificare la profondità del respiro, proprio nelle persone che hanno una respirazione meccanica scarsa, insufficiente. In questi casi, non appena la quantità di ossigeno aumenta, il cervello, non abituato a 'tanta grazia', reagisce prontamente, manifestando così la carenza a cui è soggetto.
In una sessione di Rebirthing l'inspirazione è profonda, ma calma e rilassata; l'espirazione avviene spontaneamente, grazie al naturale afflosciarsi della gabbia toracica, senza bisogno di 'spingere' fuori l'aria. Il ritmo è continuo, privo di pause e apnee, e crea un movimento respiratorio circolare, profondo e rilassato, calmo e tranquillo, sereno e disteso, in cui corpo e mente si rinnovano e si rigenerano completamente.
Questo è il modo di respirare di una persona che dorme, quando la coscienza è sopita e l'inconscio si esprime attraverso i sogni. Tutti, inoltre, conoscono la funzione di profonda rigenerazione che il sonno ha sugli esseri umani.
Questo è anche il modo naturale di respirare dei bambini: essi sono quasi completamente privi di tutte le strutture mentali e di tutte le abitudini psico-fisiche che limitano la spontaneità degli adulti.
Quello proposto dal Rebirthing non è, quindi, un modo di respirare nuovo, diverso, ma è qualche cosa che ogni essere umano conosce, ma che va riscoperto perché è rimasto sepolto e dimenticato sotto gli influssi, fisici e psichici, che tutte le esperienze della vita hanno creato.
Nel Rebirthing, nel respiro, i canali in cui scorrono le energie vitali si riaprono, in alcuni casi in modo immediatamente evidente, in altri in piccole e progressive manifestazioni. E' il corpo, in genere, ad esprimere per primo i sintomi dei miglioramenti: la circolazione sanguigna, stimolata ed arricchita dal maggior apporto di ossigeno, a sua volta pulisce e nutre in modo più efficace cellule, tessuti ed organi. Questi ultimi esprimono il loro benessere funzionando meglio; gli apparati e i sistemi dell'organismo ne traggono beneficio e le condizioni generali di salute migliorano in modo evidente. Frequentemente si realizzano delle vere e proprie auto-guarigioni da sintomi e disturbi di vario ordine e di varia intensità.
Alcuni dei disturbi organici trattati con successo sono l'asma bronchiale, la rinite acuta o cronica, l'enfisema polmonare, i disturbi ansiosi e le sindromi depressive, l'insonnia e i disturbi neurovegetativi, le fobie e gli stati fobici, le nevrosi traumatiche, le idee fisse e i disturbi borderline.
Il Rebirthing non è una terapia, ma produce degli effetti terapeutici; piuttosto che una tecnica per 'curare' qualche cosa è un metodo, basato sull'armonizzazione di mente, corpo ed energia, che consente di scoprire le parti migliori di noi stessi.
E' consigliabile che chi desidera iniziare a fare esperienza di Rebirthing, cerchi un Rebirther ed inizi a lavorare insieme a lui. Questo è necessario per svariati motivi, pratici e meno pratici. Quello essenziale è che la tendenza che i nostri pensieri hanno di cercare di confermarsi e gli schemi di difesa che ci costruiamo dentro più o meno inconsapevolmente, difficilmente possono essere integrati, inizialmente, se siamo soli con noi stessi. Il Rebirther è un buon punto di riferimento, alcune volte è uno specchio che ci rimanda la nostra immagine e spesso ci può suggerire ciò che non avevamo voluto o saputo vedere.
Dr. Angelo Carli
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