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L’ipotesi che sta alla base della medicina psicosomatica è quella dell’unità funzionale di soma e psiche. Lo studio della storia della filosofia rivela che l’interazione di codesti due principi, corpo e anima, soma e psiche, è stata oggetto di riflessione ininterrotta da quando Anassagora, tra il 500 e il 428 a.C., introdusse la distinzione tra i due elementi: dualismo mantenuto da Platone, ripreso e rielaborato da Aristotele e via via elaborato nella storia con San Tommaso d’Aquino, Descartes e molti altri filosofi. Per quanto concerne la nostra situazione culturale, va sottolineato che nella tradizione cristiana, che si rifà alla filosofia di Aristotele, l’anima e il corpo sono intesi quali componenti di un’unità sostanziale. Secondo altre teorie che hanno ugualmente contrassegnato la mentalità della nostra epoca, fenomeni somatici e fenomeni psicologici sono due aspetti del manifestarsi della stessa sostanza (teoria interazionista o dei due aspetti); all’estremo opposto si collocano la teoria di Leibniz (1646-1716), il quale riteneva che l’anima e il corpo fossero concepibili come due orologi funzionanti indipendentemente l’uno dall’altro, secondo un’armonia prestabilita, l’idea platonica e neoplatonica di un netto dualismo, e ancora il materialismo volgare tipico dell’URSS dell’era staliniana, che negava risolutamente l’esistenza di fenomeni psicologici (e di conseguenza ogni scienza psicologica); ai giorni nostri, tali dottrine contano ormai solo pochissimi adepti, mentre, al contrario, più o meno generalmente si ammette l’unità dell’uomo concepita sotto diverse angolazioni filosofiche.
Questo riconoscimento, a livello filosofico e scientifico, dell’unità funzionale di psiche e soma, indubbiamente ha costituito una delle precondizioni dell’accoglimento in ambito scientifico delle problematiche destinate a dar vita alla medicina psicosomatica. [Haynal – Pasini 1979]
D’altro canto, il consenso in questione non ha determinato il sorgere di una metodologia adeguata all’apprendimento e alla spiegazione dei fatti. Al contrario, si è costituito un ambito in cui un certo numero di metodi provenivano dalla psicologia sperimentale e psicoanalitica, altri dalla medicina somatica (osservazione clinica, fisiopatologia), e neppure l’ipotesi di fondo di una unità funzionale vale a superare le difficoltà che discendono dalla pluralità dei metodi impiegati per la rilevazione dei fatti e la costruzione di teorie esplicative. La molteplicità dei metodi ha dunque comportato una molteplicità di ipotesi.
Si spiega così come le ricerche psicosomatiche, volte a spiegare fatti clinici, abbiano promosso il sorgere di un certo numero di ipotesi senza riuscire a tutt’oggi a fornire una immagine dei processi patologici tali da integrare tutti i dati somatici e psichici.
Dr. Angelo Carli
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