Le piante medicinali

arnica

 

Il corretto utilizzo delle piante medicinali e dei prodotti da loro derivati, oltre a una profonda e scientifica conoscenza di esse nonché della farmacologia, deve necessariamente attenersi a quelli (e ve ne sono numerosi) che vengono comunemente chiamati requisiti di qualità.

E’ ormai acquisito il concetto che l’azione terapeutica di una pianta medicinale dipende, nella maggioranza dei casi, dall’insieme dei componenti chimici della pianta stessa; in una parola: dal fitocomplesso, inteso come l’insieme di sostanze naturali irripetibili per via chimico-sintetica.

Ed è proprio il fitocomplesso che attualmente si cerca di somministrare nelle varie preparazioni di erbe medicinali, allo scopo di ottenere la massima efficacia terapeutica. Infusi, decotti, tisane a base di erbe medicinali rappresentano le preparazioni maggiormente utilizzate dalla tradizione popolare per la cura di diversi malanni.

Negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli studi scientifici che indagano queste “semplici” preparazioni, e che utilizzano estratti acquosi di piante medicinali, per dimostrarne la reale efficacia terapeutica. Scopo fondamentale di questi studi è l’individuazione, e il possibile isolamento, delle sostanze responsabili dell’azione curativa.

E’ dunque ancor oggi valida la possibilità di impiegare infusi, decotti o tisane, nella cura di numerose malattie, purchè il tutto venga effettuato sotto il diretto controllo del fitoterapeuta, che nel prescrivere una cura terrà conto di numerosi parametri, quali ad esempio età, sesso, data di insorgenza della malattia, eventuale terapia farmacologica di sintesi concomitante, possibili controindicazioni o interazioni con alimenti o trattamenti in corso.

Si dovrà altresì considerare la durata del trattamento, evitando periodi eccessivamente lunghi (spesso molto pericolosi), eventuali controindicazioni a breve o a lungo termine, lo stato di gravidanza o di allattamento, la situazione psicologica del paziente; si dovranno inoltre adoperare quelle piante che maggiormente offrono garanzia di sicurezza, efficacia e assenza o limitatezza di effetti negativi.

Si ricorda, inoltre, che l’efficacia in terapia di un composto dipende molto dalla “biodisponibilità”, cioè dalla quantità e dalla velocità di assorbimento con cui il principio attivo di un farmaco entra in un organismo.

Esaminando più da vicino le piante medicinali, sappiamo che esiste un loro tempo balsamico, periodo nel quale le droghe hanno il maggior contenuto in principi attivi, e che rappresenta quindi il momento migliore per la loro raccolta. Esiste inoltre “un’ora balsamica” che rappresenta il momento migliore della giornata per effettuare il raccolto della pianta.

Solitamente, le piante annuali vengono raccolte al momento del loro completo sviluppo, mentre quelle biennali si colgono al secondo anno di vita. Per quanto riguarda i fusti e le cortecce, questi vengono raccolti prima della gemmazione, in inverno, mentre i fiori sono colti in bocciolo o prima della completa fioritura. I frutti hanno il loro momento di raccolta alla maturità o subito prima, i semi a maturità del frutto, mentre per le foglie non bisognerà mai attendere la comparsa dei fiori. Fa eccezione la Belladonna, che si raccoglie quando i fiori sono già sbocciati.

Le piante perenni hanno un contenuto in principi attivi che cresce con l’aumentare dell’età: a questo proposito è utile ricordare che l’albero della canfora dà un ottimo principio attivo quando questa ha superato il quarantesimo anno di età. L’età di una pianta è quindi importantissima poiché piante di età diverse contengono differenti quantità di principio attivo.

Va pertanto ricordata l’importanza del controllo e dell’analisi delle piante medicinali che si propongono essenzialmente i seguenti scopi (requisiti di qualità):

  1. verifica dell’identità della pianta
  2. verifica dello stato di conservazione della droga ed eventuali deterioramenti
  3. verifica della perdita di peso all’essicamento
  4. controllo presenza di eventuali elementi estranei
  5. controllo presenza di insetti, parassiti,muffe, batteri
  6. verifica del contenuto di ceneri
  7. verifica del potere amaricante
  8. determinazione dell’indice di rigonfiamento per i semi e le cuticole
  9. verifica dell’assenza di sostanze inquinanti (pesticidi, aflatossine, metalli pesanti)
  10. verifica contro eventuali contraffazioni o sofisticazioni
  11. determinazione del principio attivo
  12. determinazione dell’effetto farmacologico del principio attivo

Questi  requisiti di qualità sono, dunque, fondamentali per ottenere le autorizzazioni alla messa in commercio di specialità medicinali a base di droghe vegetali e di loro derivati: tale condizione è indispensabile all’iscrizione di una droga vegetale alla Farmacopea Ufficiale, che comprende, di fatto, un numero limitato di erbe medicinali, anche perché per molte di esse non è possibile identificare il principio attivo.

C’è quindi da diffidare assolutamente della vendita di droghe vegetali al di fuori delle Farmacie o delle Erboristerie legalmente autorizzate. Basti pensare che una pianta infestata da aflatossine (metabolici tossici prodotti da funghi e muffe del genere Aspergillus) è particolarmente pericolosa in quanto è dimostrato il suo arrecare danni a carico del fegato, con azione cancerogena. Per quanto riguarda i pesticidi, questi danno luogo sia a intossicazione acuta che cronica ( fegato, cervello) e possono accumularsi nel tessuto adiposo ed essere cancerogeni.

Potrebbe sembrare un argomento scontato, ma fino a qualche anno fa chi pensava di curarsi in modo assolutamente naturale in diversi casi correva il rischio di farsi una bella tisana di pesticidi o altro.

Dr. Angelo Carli

 

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