Il termine digiuno deriva dal latino ieiunus, e significa "a stomaco vuoto, digiuno". Indica lo stato di non-assunzione di alimenti, stato che può essere intenzionale o per necessità. A livello antropologico, la rinuncia volontaria al cibo costituisce uno dei fattori legati al processo evolutivo della specie umana, con l’instaurarsi di una libertà interiore che per altro è all’origine della creazione spirituale dell’uomo. E’ un rito connesso al sacro ed è presente in tutte le culture. Nel corso dei secoli, tutte le religioni del mondo hanno posto particolare attenzione al rapporto uomo-corpo ed in pratica al digiuno. E’ considerato uno strumento di autocontrollo, un precetto dottrinale, veicolo di levazione, ascesi, richiamo alla sobrietà, a seconda dei diversi contesti religiosi o sociali. In senso medico è più da considerarsi un momento di purificazione fisica ed emotiva. ll digiuno è l’unico sistema attraverso cui l’organismo si libera dalle tossine, dagli accessi alimentari, dai tessuti malati. Il metabolismo umano infatti si basa su processi di anabolismo (costruzione del sistema) e di catabolismo (distruzione della materia organica che costituisce il sistema). Ogni alimento viene smantellato ed assorbito. Con il digiuno questo cessa e l’organismo ha maggiori possibilità di incentrarsi sull’eliminazione di tutte le scorie prodotte dall’attività catabolica e digestiva, che accumulandosi creano tossine e tossiemia. Le persone che scelgono di digiunare stanno facendo un lavoro molto importante su di loro: si prendono cura della propria salute. Durante il digiuno, non inserendo alimenti nuovi, il corpo si nutre delle proprie riserve e di tutto ciò che è estraneo all’organismo stesso (neoformazioni, …). Il digiuno è un momento di riposo durante il quale le attività di riparazione dell’organismo si intensificano. Quindi durante il digiuno ogni cellula si auto-ripara. Vengono smantellate le strutture danneggiate o usurate e ricostruite con materiali sani. L’organismo si riequilibra mantenendo i ritmi e sicuramente migliorandoli. Il digiuno di più giorni si può iniziare in qualsiasi periodo dell’anno (meglio se si riesce a ritagliare del tempo lontano da impegni lavorativi e con la possibilità di riposarsi ed essere sereni!), purché ci sia parere medico favorevole, mentre il digiuno di un pasto (ad esempio una cena), può essere praticato una volta a settimana seguendo uno schema ben preciso che non indico per evitare il fai-da-te.
Aspetti psichici: i cibi e l’alimentazione agiscono sulla sfera affettiva, attivando ricordi ed emozioni. Fermando questo processo si può ottenere una detossificazione psicologica, vissuta come utile pausa. Il cibo è anche la prima esperienza di una realtà esterna, dal quale si dipende e che ha dato l’avio alla formazione e alla crescita della propria personalità. Durante il digiuno si riducono le forze dell’io, che permetteranno un più intimo rapporto con il sé! L’io si modifica in generale ogni volta che cambiano le abitudini relazionali personali ed ambientali, così pure il nostro modo di essere cambia con le condizioni patologiche di varia natura. Proviamo a pensare come il cibo ed i pasti segnino la nostra giornata. Il cibo è sensazione, il digiuno porta ad una deprivazione di tutta una serie di stimoli sensoriali. E’ scientificamente dimostrato che una “deprivazione sensoriale” induce una rapida riduzione e disorganizzazione dell’io. Nel caso del digiuno l’io allenta le sue forzature, diventa più disponibile a farsi permeare dalle esigenze profonde e le direttive del sé. L’io quindi non si disgrega, come nelle deprivazioni agli stimoli ambientali, perché comunque persistono tutti gli altri stimoli e le relazioni interpersonali. L’io rimane più plasmabile, più elastico perdendo durezza e rigidità! Il pasto ritma le nostre giornate e fa parte dei riti quotidiani e delle occasioni sociali. Il digiuno modifica le abituali relazioni interpersonali ed i rapporti con l’ambiente. In tutto questo cambia anche la ritmicità fisiologica del sistema (digestione, assimilazione, …), tutto questo viene profondamente modificato anche a livello biochimico e a livello cerebrale, in una parola, cambia la totalità dell’ambiente interno e la percezione del proprio corpo! La maggiore elasticità dell’io fa affiorare aspetti psicopatologici compensati e mascherati, che talune volte non sono neanche consapevoli. Si vede lo sblocco di cariche emotive bloccate. Si acquista maggiore consapevolezza del sé (per minore interferenza dell’io) e ci si arricchisce e si evolve. Durante il digiuno ci può essere la superficializzazione di paure, ansie, …, sono comunque crisi benefiche, anche se adeguatamente gestite, perché tappe importanti per raggiungere un più saldo ed armonico equilibrio. Diversamente le persone che sono fortemente disturbate è buona regola farle digiunare con cautela, in quanto possono andare incontro a profondi scompensi. Questa è una delle tante ragioni per cui è bene che il digiuno sia condotto da un medico preparato in tal senso (teoricamente solo i medici Kousmine sono preparati per gestire un digiuno anche in gravi patologie, in cui l’anamnesi e l’esame obiettivo lo consentono!). Anche i ricordi e gli episodi del passato possono riaffiorare. Si ha notevole miglioramento della memoria e della concentrazione, così pure migliorano le capacità logiche e quelle intuitive.
Aspetti fisici: durante il digiuno l’organismo si nutre di se stesso (= autofago). In questa condizione si potenzia la capacità da parte del corpo di ridistribuire le proprie energie e polarizzare le stesse verso le funzioni più necessarie. In questa maniera utilizza tessuti degenerati, invecchiati in abbondanza e contemporaneamente vengono eliminate le tossine. Nel periodo di assenza di cibi l’organismo si rigenera anche sotto il profilo fisico. Si verificano tutta una serie di reazioni fisiche legate allo stato di disintossicazione (lingua bianca, sapore cattivo in bocca, odori corporali sgradevoli, …). Durante il digiuno si aumenta lo stato di acidosi del sistema, quindi molto importante bilanciare tale situazione, per impedire sintomi poco simpatici. Durante il riposo alimentare, si formano corpi chetonici (sintetizzati dal fegato a partire dall’ossidazione dei grassi, dal metabolismo delle proteine e degli zuccheri, vengono utilizzati da diversi tessuti per produrre energia) e questo fenomeno è quello che apparentemente spaventa di più, in realtà è necessario per poter digiunare a lungo in condizioni fisiologiche. La fame scompare nel giro di 2-3 giorni. E’ necessario assumere quantità di acqua sufficiente, per garantire un buon funzionamento del rene. Paradossalmente il corpo è più in grado di affrontare periodi lunghi di digiuno che diete fortemente squilibrate. Gli esami ematochimici hanno evidenziato che lo stress ossidativo si dimezza in sei giorni di digiuno.
Non mi soffermo sul metodo perché, come ho detto in precedenza, potrebbe diventare una procedura pericolosa. La pratica può essere di un giorno la settimana o periodo più lunghi (7-15 giorni o anche più in base ai livelli di intossicazione). Il metodo Kousmine, ad esempio, prevede insieme al digiuno, la pratica degli enteroclismi, per migliorare la disintossicazione. E’ buona norma precedere il digiuno con un regime alimentare che andrà diminuendo, passando da cibi solidi a cibi liquidi. Ovviamente durante il digiuno non si fumerà, né si berranno caffè, tisane, … Importante curare la ripresa dell’introduzione del cibo. Ci sono schemi ben precisi da seguire, per evitare effetti dannosi sull’organismo. L’appetito torna fisiologicamente, ma va ben gestito.
Prima di intraprendere un digiuno è sempre importante valutare le condizioni di salute del soggetto per evitare d’incorrere in spiacevoli rischi o disturbi. Importante poi riuscire a rimanersi disintossicati, seguendo una vita sana (regime alimentare corretto, ore di riposo consone ed attività fisica).
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