L’importanza che l’aspetto fisico riveste nella vita di una persona muta in relazione a tutta una serie di elementi, quali l’età, lo stato di salute, le relazioni con gli altri e i loro corpi. Ma varia anche in rapporto all’epoca storica, alla cultura di appartenenza, alla moda del momento e alle condizioni di vita. Se nel passato il valore attribuito al corpo risiedeva essenzialmente nella sua funzione strumentale, dal momento che le attività lavorative erano principalmente di tipo fisico, e quindi era considerato alla stregua di una “macchina” da tenere costantemente in efficienza per l’espletamento delle sue mansioni, oggi il corpo ha assunto un significato completamente diverso, legato all’espressività soggettiva e alle emozioni narcisistiche individuali. La società attuale attribuisce un valore capitale all’immagine e all’esteriorità; i messaggi provenienti dai mass media inneggiano costantemente alla perfezione dei corpi e per tante persone diventa un imperativo cercare a tutti i costi di uniformarsi ai canoni di bellezza dettati dagli schermi e dalle riviste. Fino a non molto tempo fa, il desiderio di identificarsi con un modello fisicamente ideale era considerato soprattutto una prerogativa del sesso femminile e tutti noi conosciamo i risvolti drammatici che l’inseguimento spasmodico della magrezza, proclamata all’unanimità come equivalente della forma perfetta, ha generato nella popolazione sempre più numerosa di anoressiche e di bulimiche. Per diversi decenni il focus dell’attenzione concernente i disturbi dell’immagine corporea si è concentrato sulle donne. Poco ci si è invece occupati di come gli uomini si rapportano ad un loro ideale maschile di corporeità e delle eventuali distorsioni che ne possono derivare nel loro immaginario, probabilmente anche perché certi discorsi e atteggiamenti relativi a diete, forma fisica, interventi di chirurgia estetica e via dicendo sono sempre stati considerati appannaggio esclusivo del sesso femminile e scarsamente compatibili con la presupposta austerità dei maschi. Ma in realtà è ormai chiaro che anche per gli uomini l’aspetto fisico può rappresentare una nota dolente: tre professori americani di psichiatria, Harrison Pope, Katharine Phillips e Roberto Olivardia nel 2000 hanno plasmato il “complesso di Adone”. Il termine non esprime un concetto medico, ma una varietà di preoccupazioni relative all’immagine corporea che, soprattutto nell’ultimo decennio, sono diventate un vero e proprio tormento per gli esponenti di tutte le età del sesso maschile. L’espressione è stata tratta dalla mitologia greca, nella quale Adone, mezzo uomo e mezzo dio, era considerato il non plus ultra della bellezza maschile: il suo corpo era talmente stupendo che Adone conquistò l’amore di Afrodite, regina di tutte le dee. In sostanza, la diffusione del cosiddetto “complesso di Adone” mette in evidenza come gli uomini di oggi siano fortemente orientati, al pari di quanto lo sono state per decenni le donne, a crearsi una serie di ansie distruttive di tipo ossessivo riguardanti il proprio corpo. Le preoccupazioni che gli uomini nutrono rispetto alla forma fisica possono spaziare lungo un continuum che va da insoddisfazioni generiche di entità tutto sommato trascurabile e comunque ben gestibili, come ad esempio l’inquietudine generata dalla pancetta o dalla perdita dei capelli, a vere e proprie ossessioni che possono alterare in maniera severa la qualità della vita e dei rapporti sociali. |
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