La patologia da Herpes Zoster (HZ - detto anche Fuoco di Sant'Antonio, Fiamme di Satana o ganglionite posteriore acuta) è assai peculiare: essa rappresenta il risultato finale di una interazione dinamica tra il genoma virale, il neurone in cui il virus è latente ed il sistema immunitario dell'ospite.
Il fuoco di sant'Antonio è così chiamato perché, per la sua guarigione, veniva invocato sant'Antonio Abate. Antonio divenne l'eponimo assoluto della malattia solo a partire dall'Età moderna poiché, durante tutto il Medioevo, anche altri santi, per particolari ragioni cultuali, furono privilegiati taumaturghi della malattia. In particolare, soprattutto in Francia, era la Vergine ad essere invocata, come guaritrice, in diversi santuari.
Le donne sono più spesso vittime di tale malattia rispetto agli uomini. Secondo gli studi, le femmine si ammalano due volte più spesso di Fuoco di Sant’Antonio rispetto ai maschi. Un HZ si manifesta clinicamente quando il virus (Varicella Zoster Virus) si propaga dal ganglio, nell'ambito del quale rimane indovato per anni, attraverso il flusso assonale ortogrado, alla cute. Se il sistema immunitario è inadeguato a contenere l'infezione, si ha la disseminazione. Lo Zoster è quindi una patologia predominante nell'anziano e nei pazienti con patologie linfoproliferative ma anche i pazienti con sindromi da immunodeficienze acquisite (es. AIDS ) sono altamente esposti.
L'Herpes Zoster colpisce tipicamente i dermatomeri corrispondenti ai gangli cranici e spinali. Il suo esordio è segnalato da dolore cutaneo continuo, urente che si accompagna spesso a dolori lancinanti precipitati dal toccare o muovere l'area coinvolta, seguito entro qualche giorno da eruzione vescicolare. Il dolore senza rash (zoster sine herpete), costituisce una rara ma ben documentata entità che può produrre una varietà di sindromi dolorose. Lo stadio delle vescicole è seguito dalle croste ed infine dalla formazione di cicatrici. Lo Zoster causa generalmente un deficit neurologico sensitivo che coinvolge un singolo dermatomero. La regione toracica è la più comunemente coinvolta, segue il territorio della branca oftalmica del nervo trigemino; meno comune è l'interessamento delle branche mascellari e mandibolari.
Il nervo facciale può essere coinvolto e quando vi si associano vescicole nel canale uditivo si configura la sindrome di Ramsey-Hunt. L'Herpes Zoster oftalmico è dovuto ad interessamento del ganglio di Gasser, con dolore ed eruzione vescicolare dentro e intorno all'occhio, e nel territorio di distribuzione della branca oftalmica del V nervo cranico. Vescicole sulla punta del naso (segno di Hutchinson) indicano coinvolgimento della branca nasociliare, con un frequente interessamento grave a livello oculare. Tuttavia, il coinvolgimento dell'occhio può verificarsi in assenza di lesioni sulla punta del naso. Lo Zoster orale è raro ma può produrre una precisa distribuzione unilaterale delle lesioni. Non si osservano sintomi prodromici a carico del cavo orale. Il coinvolgimento motorio non è comune. In ordine di frequenza possono essere colpiti il nervo facciale, il nervo frenico ed i nervi sacrali. Con l'avanzare dell'età, l'incidenza di zoster trigeminale (specialmente oftalmico) aumenta, mentre lo zoster spinale diminuisce. La diagnosi di solito si basa sull'eruzione praticamente patognomonica.
Se la diagnosi è dubbia, l'individuazione di cellule giganti multinucleate con il test di Tzanck può confermare l'infezione da Herpes Simplex. Il virus Herpes Simplex (HSV) può produrre lesioni quasi identiche, ma a differenza dell'herpes zoster, tende a recidivare e non ha distribuzione dermatomerica. I virus possono essere identificati attraverso test colturali. Il liquor cerebrospinale mostra una pleiocitosi con leggera o moderata iperproteinorrachia. Una poliradicoloneuropatia può svilupparsi in qualche giorno o settimana dall'iniziale eruzione. Durante la fase acuta della malattia i gangli spinali della radice dorsale (DRG) possono essere infiltrati da cellule infiammatorie creando la presenza di edema, emorragia e neuronofagia.
La terapia deve essere iniziata il più precocemente possibile, idealmente durante il periodo prodromico, ed è più probabile che sia inefficace se somministrata oltre le 72 ore dopo la comparsa delle lesioni cutanee, perché dopo le settantadue ore il virus si è già moltiplicato a un punto tale da rendere inutile l’azione del farmaco. Chi non ha ancora fatto la varicella può prenderla da una persona affetta da Fuoco di Sant’Antonio. Se una persona non ha mai avuto la varicella e viene a contatto con il liquido delle vescicole contenute nelle lesioni, può ammalarsi di varicella. Chi ha già fatto la varicella NON rischia di ammalarsi di nuovo se entra in contatto con le vescicole di una lesione da Fuoco di Sant’Antonio.
Dopo aver contratto la varicella non è possibile, assumendo farmaci opportuni, ripulire il corpo dal virus e quindi evitare che si possa sviluppare la patologia. Il virus infatti si ritira nella guaina mielinica dei nervi e non si può stanarlo. Non bisogna toccare mai le lesioni da Fuoco di Sant’Antonio. Questo perché, proprio come accade per le lesioni della varicella, toccare i segni dell’herpes potrebbe causare danni permanenti alla pelle. L’igiene della parte colpita da herpes deve essere fatta con grande accuratezza. Meglio non adoperare detergenti aggressivi: deve sempre essere il medico a consigliare il migliore prodotto a seconda dei casi e della gravità delle lesioni. Almeno il 25 % dei pazienti sviluppa una neuralgia post herpetica (PHN), e la percentuale si alza con l'alzarsi dell'età. Detto dolore può manifestarsi da dopo il periodo delle croste sino a 6 mesi dalla presunta guarigione.
I meccanismi attraverso i quali si producono le sindromi dolorose sono ancora oggetto di studio scientifico. Molti pazienti descrivono allodinia e iperpatia superimposti alla componente continua del dolore. Se il dolore non viene accuratamete migliorato dal trattamento terapeutico il paziente può esibire importanti modificazioni dell'umore che possono evolvere in un pattern di anomalie comportamentali e sintomatologia ansioso depressiva. Il trattamento della patologia deve sempre essere prescritto da un medico esperto in quanto nella stessa patologia, come si è visto, sono diversi non solo sintomi e segni ma anche la localizzazione anatomica e pertanto la terapia può radicalmente cambiare a seconda della presentazione.
La terapia antivirale solitamente è limitata al periodo dell'eruzione acuta ma altre terapie appropriate sono prescritte per la nevralgia fino a due mesi dopo la risoluzione dell'eruzione. La terapia antivirale specifica rappresenta un importante sussidio nel trattamento dell'herpes zoster. L'acyclovir, derivato dalla guanosina, rappresenta una validissima alternativa alla vidabirina avendo una farmacocinetica più favorevole ed una più bassa tossicità. L'acyclovir è utilizzabile per uso topico in pomata e per uso sistemico per via orale alla posologia personalizzata dal medico in base al peso corporeo e ad altre variabili soggettive. Nei casi più gravi si procede alla somministrazione endovenosa.
Gli interferoni vengono utilizzati per la loro attività antivirale ed immunomodulatrice. Anch'essi sono somministrabili per via topica o per via parentale. L'uso topico ha dimostrato efficacia nell'accelerare la remissione clinica e nel ridurre la severità della neuralgia posterpetica. La capacità dei corticosteroidi di modificare la risposta immune, un elemento centrale nella fisiopatologia dell'herpes zoster, ha determinato l'ingresso di questi agenti nel bagaglio terapeutico, determinando un più rapido miglioramento del dolore ed una più bassa incidenza di neuralgia, senza un reale incremento del rischio di disseminazione virale. Detta terapia va prescritta da personale specializzato e sotto stretto controllo medico.
La terapia antiepilettica è efficace in una varietà di sindromi dolorose in cui la componente lancinante rappresenta l'aspetto prominente del dolore, come nella nevralgia trigeminale.
La carbamazepina a dosi basse associata ad un antidepressivo triciclico determina, ad esempio, un significativo miglioramento del dolore. L' ossicodone a rilascio controllato è il farmaco di prima scelta per alleviare il dolore della fase acuta in caso di insuccesso di farmaci non oppioidi.
Esiste un vaccino vivo attenuato per l'Herpes zoster: il suo nome commerciale è Zostavax. Una review sistematica effettuata dalla Cochrane Library ha concluso che lo Zostavax è in grado di ridurre l'incidenza dell'herpes zoster di quasi il 50%. Detto vaccino è presente solo negli USA per persone con età superiore ai 60 anni ed è ancora in fase di sperimentazione.
La gestione della nevralgia post-erpetica può essere particolarmente difficoltosa. I trattamenti comprendono unguenti a base di capsaicina o lidocaina per via topica. Può essere necessario usare analgesici oppioidi. Il metilprednisolone intratecale può essere utile.
Anche la medicina naturale può essere molto utile come integrazione nel trattamento della patologia utilizzando soprattutto fitoterapia, oligoterapia ed omeopatia. La fitoterapia coadiuva il trattamento del fuoco di Sant’ Antonio tramite rimedi antidolorifici modulatori della risposta infiammatoria e immunitaria. Il trattamento è indirizzato anche alla prevenzione delle recidive, integrando altri trattamenti durante le fasi acute per contrastare il dolore nevritico. Nella malattia erpetica in fase di latenza la fitoterapia implica rimedi immunostimolanti. Nella malattia erpetica in fase acuta invece la fitoterapia implica rimedi antinfiammatori e rimedi antidolorifici.
Il rimedio immunostimolante per eccellenza è l'Echinacea sotto forma di tintura madre (TM) o di estratto secco (ES) associata a Ribes Nigrum e Rosa C in macerato glicerico (MG) o fitoembrioestratto (FEE) per la loro azione cortison-like ed antiossidante. Utile l'integrazione di Propoli in TM. Poiché i soggetti colpiti da Herpes Zoster sono spesso debilitati dalla malattia, possono essere consigliate dosi elevate del complesso vitaminico B, di Magnesio e di Zinco, e fino a un grammo al giorno dell’aminoacido essenziale Lisina.
L'oligoterapia, particolarmente utile nella nevralgia post-herpetica, indica come rimedi del caso Rame-Oro-Argento e Fosforo.
L'omeopatia differenzia i rimedi in base al periodo di assunzione: in fase di esordio e nella fase eritematosa saranno utili soprattutto Staphylococcinum ed Apis in una diluizione a 15 CH. Apis è particolarmente indicato soprattutto in presenza di edema rosato con dolori trafittivi che migliorano con applicazioni fredde. In fase di eruzione troveranno indicazione Arsenicum Album (specie se le vescicole sono brucianti e l'eritema è migliorato da applicazioni calde con dolore aggravato di notte e stato ansioso), Rhus Toxicodendron (se le vescicole piccole con contenuto chiaro), Ranunculus Bulbosus (se vesciche bluastre e nevralgie intercostali).
Si consiglia di indossare indumenti ampi e comodi, in modo da evitare qualsiasi strofinamento e la conseguente irritazione delle vescicole. Due o tre bagni tiepidi al giorno possono alleviare il dolore. Non applicare talco sulla parte lesa, perché potrebbe avere un’azione irritante, ma tenetela semplicemente coperta con una garza sterile, oppure una pezzuola di lino.
Le tecniche di meditazione, associate al rilassamento, possono aiutare a sopportare il dolore provocato dall’Herpes Zoster o dalla nevralgia posterpetica.
Il Fuoco di Sant’Antonio può arrivare anche più di una volta. I dati indicano che il 6% di coloro che hanno sofferto una volta di Fuoco di Sant’Antonio hanno la possibilità di esserne vittime anche altre volte in seguito.
Dr. Angelo Carli - Fitoterapeuta ed omeopata.