Insonnia

Il sonno è un'importante fase della nostra esistenza, indispensabile per recuperare le forze fisiche, ma anche per permettere al nostro cervello di riorganizzare le informazioni accumulate durante il giorno (questo avviene durante la fase REM, quella caratterizzata dal sonno più profondo).

Ogni notte, mentre dormiamo, si susseguono 4-5 cicli di sonno, della durata di 90-110 minuti ciascuno, ed ogni ciclo è suddiviso a sua volta in cinque fasi, ognuna caratterizzata da un tipo di sonno  più o meno leggero.

Se si dorme un sonno continuo e prolungato si può beneficiare di un riposo efficace che consente di affrontare la giornata successiva con energia e vigore; se, al contrario, si soffre di insonnia, il risveglio sarà difficoltoso e una  sensazione di stanchezza caratterizzerà tutta la giornata.

L'insonnia colpisce un'alta percentuale ( circa il 20-30%) della popolazione e può consistere in un numero insufficiente di ore di riposo oppure in un sonno disturbato e quindi scadente dal punto di vista qualitativo.

Nel primo caso rientrano le persone che si addormentano con fatica (insonnia iniziale), coloro che si svegliano più volte durante la notte e poi faticano a riaddormentarsi (insonnia intermedia) ed infine chi si sveglia troppo presto al mattino, dopo un numero insufficiente di ore di riposo (insonnia terminale).

Nel secondo caso, invece, rientrano coloro che durante il sonno, a causa di un ambiente rumoroso o troppo caldo o per altri motivi ancora,  hanno dei 'microrisvegli' di cui non sono coscienti, ma che interferiscono con la qualità del sonno stesso.

L'insonnia può verificarsi saltuariamente (insonnia transitoria) o per brevi periodi (insonnia a breve termine), ma in alcuni casi può diventare un vero e proprio problema cronico (insonnia cronica); dipende dalle cause e dalle caratteristiche del soggetto e le soluzioni devono sempre essere prese con il proprio medico curante.

Molte sono le cause che possono portare all'insonnia:

  • errate abitudini, quali ritmi di vita irregolari, abitudine a fare il 'pisolino' durante il giorno, abuso di caffeina, esercizio fisico o studio intenso effettuato subito prima di andare a dormire, temperature inadeguate o rumori molesti nell'ambiente
  • l'età avanzata : come è noto gli anziani dormono meno ore dei giovani
  • situazioni di stress
  • malattie psichiche
  • malattie quali ipertiroidismo, asma, depressione, disturbi cardiaci
  • uso di farmaci (ad esempio i cortisonici assunti per lunghi periodi)

Per valutare casi particolari di insonnia a volte il medico consiglia di ricorrere ad un centro di medicina del sonno; in Italia ne esistono parecchi, distribuiti su tutto il territorio, e fanno capo all'AIMS, l'Associazione Italiana medicina del Sonno:

In questi centri vengono effettuati studi più approfonditi per scoprire le cause dell'insonnia, utilizzando l'elettroencefalogramma (EEG) ed altre metodiche che registrano l'attività cerebrale durante il sonno.

La terapia diventa necessaria soprattutto per l'insonnia cronica e dev'essere consigliata dal medico; si basa sull'uso di farmaci che inducono il sonno, ma hanno anche effetti collaterali, specie se assunti per lunghi periodi.

Anche la medicina naturale e le tecniche di rilassamento possono essere d'aiuto.

In caso di insonnia transitoria o a breve termine, comunque, spesso  è sufficiente cambiare stile di vita ed abitudini per raggiungere ottimi risultati.

E' molto importante non sottovalutare il problema quando è ricorrente o permanente, rivolgersi sempre al medico e affrontare le eventuali terapie consapevoli della necessità di un continuo controllo da parte del medico stesso.

ATTENZIONE:  Prima di intraprendere qualsiasi terapia rivolgersi sempre al medico.

 

 

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Fattori naturali che influenzano il contenuto in principi attivi delle piante medicinali

   
 

Considerando il mondo delle piante medicinali è d'obbligo avere ben presente che la fitoterapia è la scienza che studia ed utilizza a scopo terapeutico i principi farmacologicamente attivi delle stesse. Mai mi stuferò di ribadire che naturale non è sinonimo di innocuo, poiché ogni pianta e di conseguenza ogni tipo di estratto può avere effetti collaterali, interazioni con farmaci di sintesi, controindicazioni spesso molto importanti.

Di contro c'è anche da ribadire che buona parte delle preparazioni commercializzate e di libera vendita hanno una concentrazione di principio attivo sotto dosato, sia per motivi di sicurezza (essendo spesso deputate all'autocura peraltro sempre sconsigliata) sia per scopi meramente commerciali: le tecniche di estrazione, la titolazione e standardizzazione dei principi attivi sono procedimenti che richiedono competenze e laboratori dalla professionalità non indifferente, per cui si spiega abbastanza facilmente il motivo per cui i costi della stessa "pianta" cambiano a seconda delle varie preparazioni.

Esistono poi diversi fattori che influenzano il contenuto in principi attivi. Il primo fattore naturale è quello selettivo: in genere un campione della pianta (e per campione si intende un numero limitato di individui presi a caso) è sempre geneticamente eterogeneo, cioè esistono normalmente delle differenze genetiche da individuo a individuo. Se alcuni membri dotati di caratteristiche utili per lo scopo prefissato, cioè di un alto contenuto di principi attivi, vengono scelti e fatti riprodurre fra loro, si può ottenere una seconda generazione in cui sono più accentuati i caratteri prescelti. Se il processo viene continuato, cioè se si continua a sceglierli e a farli riprodurre, si ottengono alla fine degli individui selezionati ricchi di quelle proprietà che si desideravano all'inizio del processo. Ovviamente la selezione darà risultati positivi soltanto se la qualità prescelta con un'alta concentrazione in principi attivi era condizionata da fattori genetici e non di altro tipo, per esempio ambientali.

Oggi le piante medicinali coltivate, almeno quelle più importanti, hanno preso il sopravvento su quelle spontanee o selvatiche, e il processo di selezione è divenuto di uso abituale.

Altro fattore endogeno è l'ibridazione, fenomeno opposto alla selezione. In questo caso, infatti, mediante l'incrocio di individui avente costituzione genetica diversa e quindi caratteri ereditari differenti, si ottiene una specie ibrida.

Questo processo viene largamente sfruttato nel campo agricolo e nella coltivazione di piante ornamentali, poiché mediante il suo impiego è possibile ottenere individui più resistenti alle malattie parassitarie e migliorare in genere la qualità della produzione.

Nel campo delle piante medicinali l'ibridazione è stata impiegata con successo nel caso di alcune specie per aumentare il contenuto in alcaloidi (sostanze organiche di origine vegetale dotate di grandi effetti farmacologici in relazione all'assunzione di piccole dosi).

La mutazione è un altro fattore genetico che può influenzare il contenuto in principi attivi. Essa consiste in una variazione o, meglio, in una modificazione del gene che può essere spontanea, dovuta in particolare a influenze ambientali, ovvero provocata sperimentalmente con raggi X, ultravioletti o con particolari reagenti chimici.

I funghi e i batteri, utilizzati per la produzione di antibiotici e di vitamine, sono particolarmente adatti allo studio della mutazione. Per questo tipo di indagine vengono usate colture di laboratorio in adatti substrati nutritivi chiamati "terreni di coltura", i quali possono essere liquidi ( brodi, infusi vegetali, liquidi fisiologici), solidificati per mezzo di gelatina, ovvero solidi come pezzi di patate o di carote.

Lo studio delle mutazioni, soprattutto di quelle indotte, è ancora in fase di approfondimento nel caso delle piante medicinali.

La produzione dei principi attivi può essere anche funzione della poliplodia. In genere ogni cellula contiene nel suo nucleo due serie di cromosomi uguali, quindi normalmente la cellula è biploide. L'aumento numerico dei cromosomi, dovuto a fattori ambientali o provocato artificialmente può produrre, senza che corrispondentemente si abbia la scissione della cellula, entità "poliploidi" nelle quali il corredo cromosomico "n" viene a triplicarsi ( individui triploidi, 3n), a quadruplicarsi ( individui tetraploidi, 4 n) e così via, rispetto agli individui diploidi 2n.

Per ottenere in modo sperimentale l'aumento del numero dei cromosomi vengono usate sostanze chimiche ovvero agenti fisici come la temperatura o la luce di opportune radiazioni.

Diversi studi hanno mostrato che l'incremento del numero dei cromosomi cellulari porta non solo ad un aumento della superficie delle foglie, ma soprattutto ad un forte aumento ( sino al 40%) dell'olio essenziale o di altri componenti estraibili.

Lo stadio di sviluppo della pianta è infine un altro fattore naturale endogeno che influenza la produzione dei costituenti secondari delle piante e quindi dei principi attivi.

Le droghe devono essere raccolte in un periodo speciale, chiamato "tempo balsamico", durante il quale esse posseggono il massimo contenuto in principi attivi. Questo periodo, che per una stessa pianta varia a seconda del tipo di organo usato come droga, è in funzione del ciclo vitale e dell'età e qualche volta, nel caso di sostanze volatili, anche dell'ora del giorno.

In genere i principi attivi si formano in quantità maggiore nel periodo di accrescimento della pianta; quindi il contenuto sarà massimo quando l'accrescimento è giunto al termine. Le piante annuali dovranno perciò essere raccolte alla fine dell'anno, cioè nel periodo del loro completo sviluppo, e così via.

Esistono in letteratura moltissimi studi sul tempo balsamico per la raccolta delle piante medicinali, soprattutto di quelle più utilizzate e preziose.

Anche l'effetto dei fattori climatici sulla formazione delle sostanze secondarie delle piante è stato ampiamente studiato. Uno dei fattori climatici individuali è la luce: molti lavori hanno messo in evidenza che l'influenza della luce sulla formazione dei prodotti secondari generalmente non è diretta, specialmente quando questi si formano nelle radici o negli organi ricoperti da molti strati di tessuto. Essa influenza soprattutto il metabolismo generale ma, poiché i costituenti secondari sono in effetti prodotti collaterali di tale metabolismo, ogni variazione di questo può influenzare anche la produzione dei principi attivi. L'effetto della luce è probabilmente il più grande poiché la sua intensità varia durante l'intero giorno molte volte più di ogni altro fattore climatico. In esperimenti condotti su piante medicinali cresciute in pieno sole e all'ombra è emerso che i principi attivi vengono prodotti in quantità maggiore da quelle cresciute al sole.

Inoltre, la temperatura è molto importante per la produzione dei principi attivi delle piante medicinali e dei costituenti secondari in genere. Qualche volta diventa il fattore limitante per la vita della pianta, anche se le specie individuali sono capaci di resistere in ampi intervalli di temperatura.

Le reazioni biologiche normalmente hanno luogo nell'intervallo di temperatura da 0° C a 45° C. Dobbiamo inoltre tenere presente che i costituenti secondari delle piante vengono prodotti da una sequenza di reazioni ciascuna delle quali ha il suo optimum di temperatura e perciò la temperatura ottimale per la formazione della sostanza finale sarà il risultato degli optima delle singole reazioni.

Parecchi ricercatori hanno trovato che alle basse temperature le piante producono olii contenenti acidi grassi con più alto contenuto in doppi legami. In particolare è stato visto che un aumento della latitudine aumenta il grado di insaturazione. Infatti,mentre le piante tropicali contengono quasi esclusivamente acidi grassi saturi (es. burro di cacao) , in quelle subtropicali aumenta il contenuto di acidi grassi insaturi ( es. olio di oliva). Nelle piante delle zone temperate si ha un maggior grado di insaturazione ( es. olio di cotone), che è massimo in quelle dei climi freddi ( es. olio di lino).

Anche l'acqua è importante: si può avere sotto forma di pioggia, di rugiada e di umidità. Poiché queste forme sono più o meno dipendenti l'una dall'altra e dalla temperatura, di conseguenza dobbiamo aspettarci complicate interazioni. La pioggia e anche la rugiada possono produrre tra l'altro la perdita delle sostanze solubili in acqua attraverso le epidermidi delle parti aeree della pianta. Questo può spiegare il basso contenuto di certi costituenti come gli alcaloidi, i glicosidi e perfino gli oli essenziali in droghe raccolte dopo giorni piovosi.

Un altro fattore influenzante di notevole importanza è il terreno: le principali caratteristiche del suolo che possono influenzare la produzione dei fattori secondari. Il pH del suolo è spesso un fattore limitante per la crescita delle piante; per una data specie il pH in genere può variare in un intervallo da 1,5 - 2 unità.

Infine, rimanendo sempre tra i fattori naturali, anche quelli biotici hanno una notevole influenza. I fattori biotici sono quelli relativi alla interazione tra gli organismi vegetali ed umani, in un determinato ambiente. L'interazione si esplica mediante la produzione e la eliminazione di determinati prodotti che successivamente possono essere trasformati ad opera di microrganismi.

Nel caso specifico del mondo vegetale, quando le piante crescono le une accanto alle altre, può accadere che si abbia una influenza, che può essere reciproca, sull'accrescimento, sullo sviluppo della pianta o di alcuni suoi organi e sulla produzione dei costituenti secondari in genere o dei principi attivi in particolare. Al limite può accadere che alcuni tipi di piante vivono solo se crescono in vicinanza di altri tipi, cioè in simbiosi; può anche accadere che l'azione di un organismo sia causa di distruzione dell'altro, ed allora si parla di antibiosi. Questa influenza positiva o negativa può essere dovuta alla incapacità, da parte della pianta in questione , di sintetizzare qualche fattore essenziale per il loro accrescimento quando vicino ad essa sono o non sono presenti altri determinati tipi di piante.

Esistono in letteratura numerosi esempi di simbiosi e di fattori biotici in genere che influenzano la produzione di determinati principi attivi. E' stato per esempio visto che la coltivazione dell'Atropa Belladonna è influenzata dalla vicinanza di piante di Artemisia che ne aumentano la crescita e la produzione di alcaloidi. Nel caso della Datura Stramonium è stato notato che la produzione degli alcaloidi da parte delle foglie subisce un'influenza positiva o negativa quando la pianta cresce in vicinanza rispettivamente del Lupinus albus e di Mentha piperita.

Bibliografia:

  • I. Morelli " I principi attivi delle piante medicinali" - Bologna, 1981

  • P. Chiereghin " Farmacia verde" - Bologna, 1997

  • F.Firenzuoli " Fitoterapia" - Milano, 2009

  • Foster / Johnson " Medicina naturale" - Vercelli, 2007

    Dr. Angelo Carli

 
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Colite e sindrome del colon irritabile

Esistono diverse forme di colite, processo infiammatorio acuto o cronico che interessa il colon.

Si possono distinguere coliti specifiche, causate da agenti patogeni quali quelli responsabili di  tifo, paratifo, salmonellosi, amebiasi, oppure da sostanze tossiche come  piombo, mercurio, arsenico, e coliti aspecifiche dovute a cause non ben definite, quali errori dietetici, sbalzi di temperatura, carenze vitaminiche, utilizzo di farmaci come gli antibiotici.

Esistono anche coliti croniche che si suddividono in primitive, cioè senza una causa definita, e secondarie, dovute a patologie varie.
Non sempre però è facile classificare le coliti perchè le varie forme si possono associare.

La colite ulcerosa è una particolare forma di colite che provoca ulcerazioni sanguinanti a livello della mucosa del colon, frequenti scariche diarroiche, febbre e richiede terapie particolari.

Le coliti provocano sintomi quali diarrea, stipsi, dolori addominali, a volte anche febbre, nausea, che si manifestano in modo più o meno accentuato a seconda della tipologia della malattia.

La sindrome del colon irritabile è molto diffusa tra la popolazione specialmente femminile e di età compresa tra 30 e 45 anni.
I sintomi consistono in dolore, gonfiore e tensione addominale, stipsi e diarrea che si alternano.

La colite è scatenata da situazioni di stress, ansia, cattiva alimentazione e a volte favorita da alterazioni della motilità e della sensibilità intestinale. Può essere di entità diversa a seconda dei soggetti e quindi richiedere o meno interventi farmacologici.

Le cause possono essere ricercate nella vita sedentaria, che peggiora la circolazione e il transito intestinale, in una dieta povera di fibre, di liquidi e ricca di grassi e in situazioni di stress.
Ci si deve sempre rivolgere al medico che saprà valutare la necessità o meno di una terapia.

La dieta dovrà limitare o escludere alimenti quali alcol, caffeina, latticini, verdure crude e frutta, bibite gassate, legumi secchi, cibi piccanti, carni rosse, cibi ricchi di fibre.

ATTENZIONE:  Prima di intraprendere qualsiasi terapia rivolgersi sempre al medico.

 

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Insufficienza cardiaca

L'insufficienza cardiaca è l'incapacità del cuore di assicurare un adeguato flusso di sangue per ossigenare sufficientemente organi e tessuti.

Si dice acuta quando è conseguente ad un infarto, cronica se si sviluppa gradualmente nel tempo. Nel primo caso è provocata dalla necrosi di parte del miocardio, nel secondo dalla necrosi di fibre miocardiche come avviene nelle cardiomiopatie e nelle miocarditi.

Anche l'ipertensione , l'embolia polmonare, la gravidanza, lo stress possono comportare un aumento del lavoro del cuore e quindi favorire l'insufficienza cardiaca.
I sintomi sono rappresentati da edema agli arti inferiori, affaticabilità e difficoltà respiratoria, dovuta alla congestione polmonare, con  tosse e necessità di dormire seduti nei casi più gravi.


Se subentra anche un'insufficiente irrorazione sanguigna a livello cerebrale si possono avere anche difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, insonnia ed ansietà, ma ciò si verifica raramente.
La terapia si basa su trattamenti farmacologici consigliati dal medico, ma è anche importante seguire uno stile di vita corretto.

ATTENZIONE:  Prima di intraprendere qualsiasi terapia rivolgersi sempre al medico.

 

 

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Peritonite infettiva felina

La peritonite infettiva felina, PIF o FIP (Feline infectious peritonitis ) è una patologia che interessa la specie felina in genere, e sembrerebbe essere ad oggi, l"infezione che causa il maggior numero di decessi nei gatti.

L"agente infettivo responsabile dell"eventuale sviluppo della FIP sembra essere il coronavirus felino FCoV, molto diffuso e normalmente innocuo nel senso che il gatto s"infetta, ospita FCoV per uno/due mesi, il sistema immunitario risponde ed il virus viene eliminato.

A parte l"esame istologico degli organi colpiti e l"esame autoptico (post-mortem), non esistono test in grado di confermare un sospetto clinico di FIP. In caso di sintomi sospetti è opportuno esaminare l"animale e la storia clinica (età, ambiente di provenienza, fenomeni stressanti, sintomi e decorso compatibili con FIP) nonché utilizzare un pannello di esami specifici.

Una percentuale superiore al 90% dei gatti ha avuto modo di ospitare FCoV, ma solo una percentuale non superiore al 15% sviluppa la FIP. Questo sembra essere dovuto alla risposta immunitaria non appropriata di alcuni soggetti, ed a causa di ciò l"innocuo FCoV muterebbe andando a provocare vasculiti negli organi del soggetto colpito. Le vasculiti provocano a loro volta versamenti addominali e pleurici o granulomi sulle sierose e negli organi parenchimatosi.

La FIP è quindi una vasculopatia (infiammazione dei vasi sanguigni) e non un"infiammazione del peritoneo. I sintomi che il gatto accuserà sono legati agli organi colpiti attraverso l"infiammazione dei vasi sanguigni che li irrorano.

La fascia di età interessata maggiormente da questa patologia è al momento fissata tra i tre mesi ed i cinque anni. Poiché una delle cause della mutazione del coronavirus sembra attribuibile ad un indebolimento del sistema immunitario, rientrano tra i soggetti a rischio anche i gatti anziani.

Per ovvie ragioni è sicuramente più diffusa laddove vi siano numerosi esemplari che convivono nello stesso ambiente o territorio, quindi colonie, allevamenti, pensioni. Il persiano sembra geneticamente predisposto ad esserne colpito (altrettanto vero che gli allevamenti di persiani sono assai più numerosi rispetto agli allevamenti di altre razze).

La FIP viene distinta nella forma effusiva (umida) o non effusiva (secca).

FIP effusiva (umida)

Questa è la forma più classica e diffusa della FIP. I vasi sanguigni sono compromessi al punto da far si che il fluido fuoriesca da essi invadendo così la cavità addominale o toracica. Nel caso in cui sia invasa la cavità addominale si avrà un rigonfiamento importante dell"addome della grandezza anche di un melone nei cuccioli, e di un pallone negli adulti (addome a botte). Nel caso invece in cui il versamento interessi il torace, il fluido riduce la capacità dei polmoni di espandersi ed il gatto manifesta gravi difficoltà respiratorie.

Oltre ad essere la forma più classica, è altresì la più veloce nel condurre alla morte il soggetto colpito (in genere non supera i due mesi dai primi sintomi).

FIP non effusiva (secca).

Questa forma implica sintomi clinici vaghi tra cui inappetenza rapido dimagrimento e compromissione della lucentezza del pelo. Può verificarsi ittero e patologie dell"occhio quali forme di uveite. Possono sopraggiungere altresì problemi neurologici quali atassia o epilessia o tremori del capo.

DIAGNOSI DELLA FIP, PROFILI DELLE FORME E CURA DELLA FIP

La FIP si sviluppa in modo ancora non chiaro, ragione per cui ad oggi non esistono test specifici per verificare o meno la positività di un gatto alla malattia; è possibile SOLO rilevare se il gatto è entrato in contatto con il virus FCoV, non se è affetto da FIP.

Trattandosi di una patologia non diagnosticabile se non post-mortem, è utile dirigersi innanzitutto verso altre possibili patologie ove i sintomi del malessere del proprio gatto possano condurre, e non fermarsi alla prima diagnosi di FIP eventualmente avanzata dal vostro veterinario, evitando nel contempo di sottoporre l"ammalato ad esami stressanti ed invasivi.

Gli esami da prendere in considerazione sono: l"esame emocromocitometrico, che evidenzia modica anemia e diminuzione dei linfociti, l"elettroforesi delle proteine, che evidenzia aumento di proteine totali, alfa e gamma globuline ed il dosaggio dell" alfa1-glicoproteina acida (AGP), che aumenta.

Nella forma umida si può anche esaminare il versamento, che appare giallo e denso, ha un elevato peso specifico ed è ricco di proteine e alfa-globuline. L"esame citologico del versamento potrebbe rivelare un quadro infiammatorio in atto e può essere utile ricercare i FCoV all"interno dei macrofagi mediante immunofluorescenza o immunoistochimica.

Nelle forme secche è invece altamente utile una diagnosi diretta delle lesioni su campioni d"organo (es. fegato o rene) raccolti mediante biopsia possibilmente corredata da immunoistochimica per FCoV positiva.

Per le modalità di diagnosi, il profilo della forma effusiva, il profilo della forma non effusiva, e l"attuale protocollo di cura della FIP, si rimanda al sito della Dr. Addie dell"Università di Glasgow (UK), la quale si occupa della ricerca sulla FIP sin dal 1987, e dal cui sito è stato tratta gran parte di questo articolo.

Il sito (in inglese) della Dott.ssa Addie è completo e soddisfacente, nonché di facile comprensione anche per un profano, e fornisce elementi utili alla comparazione degli esami di laboratorio, e non solo, ai fini di una diagnosi di sospetta FIP.

Sito web: http://www.dr-addie.com

Dott. Carlo Giulianelli

Medico Veterinario 

Torino 

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