Parkinson: le terapie complementari e come sceglierle

Parkinson Viotto

 

La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune, tradizionalmente descritta come una condizione del sistema motorio, sebbene esistano numerosi sintomi non motori che tipicamente si manifestano nei pazienti anziani. La patogenesi caratteristica del Parkinson è la perdita di neuroni dopaminergici nella regione della substantia nigra. Ciò porta a un obiettivo terapeutico tradizionale di sostituzione della dopamina.
Attualmente, ci sono diversi approcci medici tradizionali usati per trattare il Parkinson. Questi trattamenti farmaceutici mirano sia a sostituire la dopamina impoverita che a sostenere i livelli rimanenti di dopamina nel paziente. Sfortunatamente, non esistono approcci medici tradizionali comprovati che siano neuroprotettivi o neuroregenerativi. Pertanto, il Parkinson rimane un disturbo neurodegenerativo progressivo.
C'è una tendenza crescente, tuttavia, all'interno della comunità dei parkinsoniani a utilizzare terapie di medicina complementare, che includono sostanze botaniche e composti da banco per trattare il Parkinson.

La medicina complementare, la medicina integrata e la salute


La medicina complementare si riferisce a prodotti e tecniche mediche che non si vedono tipicamente nello stato consueto della pratica medica occidentale. La medicina, come pratica medica non convenzionale, è definita complementare quando viene usata lateralmente a fianco della medicina tradizionale occidentale. Le tecniche di medicina complementare più comuni sono state utilizzate per migliaia di anni all'interno di antiche pratiche mediche e includono metodi come agopuntura, massaggio, yoga, consapevolezza e composti botanici per la terapia.

La medicina integrata è la pratica che combina pratiche di medicina tradizionale e non tradizionale insieme. Una persona con Parkinson può essere relativamente sana fisicamente, ma ha anche il compito di sopportare il carico mentale ed emotivo di convivere con un disturbo neurologico progressivo. Riconoscendo che il paziente ha differenti tassi di progressione della malattia ed
esprime varie manifestazioni di sintomi motori e non motori, ci sono alcuni temi comuni di trattamento di cui possono potenzialmente beneficiare tutte le persone affette dalla malattia di Parkinson.

La medicina complementare comprende diversi sistemi, pratiche e prodotti medici e sanitari che non sono attualmente classificati come medicina convenzionale. La medicina complementare si riferisce ai trattamenti utilizzati in combinazione con la medicina convenzionale.
La medicina integrata è un approccio combinatorio alle cure mediche che integra la medicina convenzionale con le pratiche di medicina complementare per le quali sono state dimostrate sicurezza ed efficacia. La medicina complementare include molte tecniche, come l'agopuntura, le terapie a base di erbe, il massaggio etc.
La medicina complementare è stata utilizzata per alleviare vari disturbi, comprese le malattie neurologiche. Recentemente, l'uso della medicina complementare è aumentato in tutto il mondo, così come il numero di pazienti con Parkinson che preferiscono gli approcci integrati. Secondo quanto riferito, circa il 40% dei pazienti con malattia di Parkinson usa la medicina complementare, comprese le erbe, l'agopuntura e gli esercizi di qigong (Ghaffari e Kluger, 2014).
La medicina complementare è risultata molto utile per il trattamento dei pazienti con Parkinson, sfruttando approcci terapeutici tradizionali e non, in sinergia, per supportare il microambiente neuronale e la salute riparatrice sia del cervello che del corpo.


Perché i pazienti a cui viene diagnosticata la malattia di Parkinson sono più propensi alle cure mediche complementari?


Per la specifica natura, i sintomi della malattia di Parkinson tendono a fluttuare: un giorno potrebbe essere un buon giorno, il giorno successivo potrebbe essere difficile. Lo stress è un noto fattore scatenante del tremore, ma ci sono altri fattori scatenanti di cui non siamo consapevoli.
La relazione del paziente con un medico di medicina complementare è particolarmente efficace, sia nel supporto emotivo che fisico poiché i medici di medicina complementare tendono a visitare i pazienti con maggiore frequenza rispetto agli specialisti deputati a seguirli solo in merito ai disturbi del movimento.


Quali sono i trattamenti comunemente più efficaci?


Come per tutti i trattamenti per il morbo di Parkinson, diverse terapie funzionano per persone diverse, quindi è bene esplorare, insieme al Medico, quale è il trattamento più efficace sul singolo paziente.
Oggi sono disponibili moltissime terapie complementari, troppe per poterle coprire tutte, di cui molte sono diventate piuttosto popolari tra pazienti e chi se ne prende cura, come ad esempio l’Aromaterapia, l’Omeopatia, la Kinesiologia, la Medicina a base di erbe, la Cannabis e la Riflessologia.

Anche i massaggi e le tecniche di rilassamento sono molto utili per alleviare l'ansia che esacerba i sintomi. Le persone con Parkinson, infatti, hanno reti iperattive nel cervello, ben visibili con risonanza magnetica. Il tremore e la rigidità sono segni fisici e procedure come la stimolazione cerebrale profonda riducono questa iperattività. Attività come la respirazione profonda e la meditazione calmano il sistema nervoso: è possibile imparare a controllare il tremore con esercizi di rilassamento.
Lo Yoga e il Tai Chi sono eccellenti perché promuovono la connessione mente-corpo e riqualificano anche il sistema nervoso per un migliore movimento, oltre a facilitare uno stato neurofisiologico rilassato.


Il ruolo dell’alimentazione nella gestione del Parkinson


Ormai da anni è risaputo che le scelte alimentari possono rappresentare dei possibili fattori di rischio per il Parkinson.
Lo studio in merito ha suggerito, però, che l'integrazione nutrizionale con acidi grassi omega-3, vitamina D, vitamine del gruppo B e coenzima Q può avere un potenziale nella gestione di questa malattia.
Inoltre, diverse strategie terapeutiche potrebbero portare indiscussi benefici ai pazienti: ad esempio, le diete chetogeniche possono avere effetti complementari alla farmacoterapia.

La disbiosi microbica intestinale e i metaboliti microbici alterati, tipici nel Parkinson, possono portare a un'infiammazione cronica di basso grado nell'intestino e nel cervello. Gli interventi mirati al microbiota intestinale, come l'integrazione di probiotici, potrebbero fornire nuovi approcci al Parkinson, per quanto riguarda sia il trattamento sintomatico che la gestione della malattia, pertanto si attendono con grande speranza chiarificatori studi randomizzati controllati di alta qualità per valutare se queste strategie basate sul cibo abbiano effettivamente un'efficacia sintomatica o il potenziale per ritardare la progressione del Parkinson.


Quanto conta la scelta del medico?


Molto. Sia per quanto concerne l’ampiezza della gamma di trattamenti che lo Specialista conosce ed è in grado di proporre al paziente, sia (soprattutto) per il rapporto che si sviluppa nel tempo tra il paziente e il Medico.
La relazione terapeutica stessa diventa un catalizzatore per migliorare l'umore, la motivazione e la sensazione positiva di poter contare su un “collaboratore affidabile” per i propri problemi di salute.

Non solo, il Medico di Medicina Integrata, affinché possa veder funzionare le terapie complementari che propone, deve essere in grado di favorire, nel paziente, lo sviluppo della capacità di governare la propria salute.
Si tratta di fornire nuova consapevolezza ai pazienti e dare loro gli strumenti per capire quando e perché i loro corpi sono sbilanciati. Non sono solo i farmaci che li aiutano a sentirsi meglio, ma le loro scelte quotidiane che determinano il tipo di giornata che possono avere.

Dr.ssa Monica Viotto

 

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